Gli avvenimenti nel Mali potrebbero segnare una svolta nelle relazioni internazionali, non solo perché il solitario impegno francese, affermano Liberation e Guardian nei propri editoriali, potrebbe avere presto bisogno di alleati, ma anche per quelli che la Frankfurter Allgemeine Zeitung chiama i rischi per la sicurezza europea in gioco nel paese africano.
Per Liberation, i compiti di Parigi non sono solo militari. I francesi saranno presto costretti a convincere altri Paesi a occuparsi del conflitto. Indispensabile sarà convincere il mondo che quella francese non è l’attività di ritorno di una vecchia potenza coloniale, sottolinea il giornale francese.
Liberation, riprendendo le parole del ministro degli esteri di Parigi, afferma che il Paese non ha la “vocazione alla solitudine in Mali”.
Le ripercussioni strategiche continentali dell’intervento francese in Africa vengono analizzate dal quotidiano inglese in un articolo dal titolo curiosamente identitico a quello di Liberation, la solitudine di Parigi in Mali. Il Guardian fa esplicitamente i nomi di Italia e Spagna in quanto interessati a spegnere ogni focolaio di crisi africano e agire in questo senso.
Il bisogno di azione internazionale concertata è sottolineato da un altro pezzo della testata britannica nel quale si fa presente come l’intervento africano sarà di lunga durata e la Francia avrà bisogno del sostegno della Nato e di quello di altri attori regionali.
Ieri era stato il ministro della difesa di Berlino De Maiziere che in una ampia intervista alla Frankfurter Allgemenie Zeitung aveva espresso il punto di vista tedesco riguardo i differenti punti di crisi mondiali e su come la Germania intende far valere il proprio peso economico continentale traducendolo possibilmente nell’influenza politico-militare occidentale.
Le domande esistenziali di De Maiziere che non riescono a coprire quello che secondo la Welt è il vivace enigma della strategia di Berlino.
E’ dal Financial Times però che vengono le riflessioni più stimolanti sul conflitto nato con l’intervento francese della scorsa settimana. Il quotidiano della City fa il punto di due anni di strategia bellica sull’asse Nato-Europa-Usa.
FT si interroga sull’altra guerra africana, quello libica, chiedendosi se l’abbattimento del regime di Gheddafi sia davvero stata una mossa strategicamente azzeccata. Al di là delle intenzioni umanitarie delle potenze intervenute, il quotidiano inglese dubita sia valsa la pena di rovesciare il Colonnello se le conseguenze di quanto avvenuto in Tripolitania e Cirenaica nella primavera 2011 sono quelle sotto gli occhi di tutti oggi.
Tesi del giornale inglese è infatti che Il collasso del Mali sia conseguenza diretta della fine del regime secolare libico. A sostegno delle proprie tesi, FT riprende uno studio pubblicato dalla Chatam House lo scorso anno. Secondo il think tahk britannico, non solo la vera causa del fallimento dello Stato maliano sta nella precedente disintegrazione della Libia, anche gli avvenimenti siriani riflettono quanto avvenuto in Libia.
La rimozione del colonnello ha accellerato l’insurrezione contro Bashar al Assad. Il quotidiano finanziario di Londra conclude affermando che rovesciando Ghedaffi lOoccidente ha lavorato contro i propri interessi strategici.
Da un punto di vista più strettamente logistico, il quinto giorno dell’intervento francese in Mali, quarto giorno di combattimenti, è caratterizzato dai primi ostacoli incontrati dal Paese transalpino nella sua azione. Lo scrive le Monde, che afferma come Parigi sia cosciente dei rischi che l’intervento pone al Paese e agli ostaggi francesi nelle mani degli islamisti. in uno suo pezzo di cronaca di guerra il quotidiano sottolinea come gli islamisti abbiano evacuato ieri i propri bastioni al nord per poter coordinare meglio l’offensiva nella parte orientale del Paese.
Una strategia che il quotidiano francese descrive come ripiegamento tattico usando le parole del ministro della difesa francese transalpino. Jean-Yves Le Drian conferma inoltre la caduta della città di Diabaly in una zona che era invece sotto il controllo della autorità ufficiale del Mali. Le Drian ribadisce quello che le prime mosse del conflitto confermano: la guerra sarà difficile e si svolgerà nell’ ovest del Mali.
Dei complessi obiettivi bellici di Parigi scrive la Neue Zurcher Zeitung. Secondo il giornale di Zurigo, erano mesi che la Francia stava discretamente cercando di bloccare l’anvazata della ribellione islamista nella zona del Sahel. Passando all’intervento armato diretto, il paese transalpino si trova ora esposto a diversi fronti contemporaneamente.
Il sito maliweb.net segue praticamente in tempo reale quello che accade nel fronte maliano e registra il punto di vista dei media locali sulla guerra. Secondo la fonte africana è soprattutto la stampa algerina a giudicare con severità l’azione francese in Mali e il nome dato da parigi all’operazione. Serval è infatti il nome di un piccolo felino africano caratterizzato dalla particolarità di urinare trenta volte l’ora allo scopo di marcare il territorio.
Secondo il quotidiano algerino Liberté si tratta del passato coloniale della Francia che torna in superficie.