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Ecco perché Bruxelles aiuterà Mps. Report Mediobanca Securities

germania,

Mediobanca compra Italia e banche italiane. La strategia è esplicitata in un report a firma di Antonio Guglielmi, capo della squadra di analisti di Mediobanca Securities. “Continuiamo a comprare Italia anche attraverso le banche – scrive Guglielmi – ma teniamo d’occhio Mps, anche se adesso la situazione sembra andare verso la rimozione del colpo di coda del rischio sistemico. Il caso Mps diventerà una decisione politica sul modo in cui Bruxelles interpreterà le regole sull’aiuto di Stato. Saranno così aggressivi contro i bondholder retail italiani da portare il M5S al 50% in un anno elettorale cruciale per l’Eurozona? Ne dubitiamo”.

COSA COMBINA RENZI?

Molto importante sarà, secondo l’analista, l’evoluzione in seno al Pd, dove c’è un forte rischio di rottura: “Un fattore importante perché ci dice su quale numeri potrà contare il prossimo governo: nessun governo può prendere forma senza il Pd data la sua larga maggioranza in Parlamento”. Tutto dipenderà da come agirà Renzi: “Capitolerà accettando un candidato premier non necessariamente vicino a lui e diventerà più inclusivo verso le minoranze? O insisterà sulle elezioni a breve termine sotto la sua leadership e arriverà allo scontro con la minoranza guidata da Bersani che ora mostra nuovamente i muscoli?”.

GOVERNO PADOAN IN VISTA?

Intanto, il prossimo governo starebbe già lavorando a un piano B o C su Mps. “Crediamo che all’inizio del 2017 nascerà un governo Padoan, con il premier che conserverà la carica di ministro delle Finanze – si legge nel report – secondo le indiscrezioni sta già lavorando a un piano per Mps e entrambe le ipotesi sul piatto sono positive per il mercato. Una nazionalizzazione con l’esclusione dei bond per il retail o un prestito in seno all’Esm”. In questo secondo caso, non si applica il bail-in ma si tratta di un processo formale in cui il governo fa richiesta allegandone le condizioni. L’intervento di Stato invece prevede una qualche forma di burden sharing, ma nel caso di Mps si può procedere a una ricapitalizzazione precauzionale perché era stata identificata una carenza di capitale nel corso degli stress test.
“La mia sensazione è che – conclude Guglielmi – dopo aver concesso flessibilità e appoggiato Renzi prima del referendum, Bruxelles possa alzare la barra e chiedere un’ulteriore stretta sulle tasse”.

DOSSIER EURO

Una cosa, secondo Mediobanca, è chiara: “L’euro sarà al centro della prossima campagna elettorale, anche per i partiti tradizionali. Lega Nord, Fratelli d’Italia e Forza Italia (30% insieme) stanno per esempio discutendo un programma basato su sovranità monetaria e immigrazione”. La coalizione, secondo gli analisti, sarà guidata da Matteo Salvini, anche se non è da escludere che Berlusconi torni sulla scena. “Il leader della Lega Nord – scrive Guglielmi – gioca su due tavoli, Forza Italia e M5S, e favorirà la parte che gli darà pieno supporto sulla retorica anti-euro. Quindi, l’unica opzione per impedire l’accelerazione del dibattito anti-euro in Italia è una coalizione tra Pd e Forza Italia dopo le elezioni con un sistema proporzionale e con Draghi che potenzialmente diventa il nuovo Monti. Ma c’è ancora un anno perché tutto ciò si realizzi: nel frattempo, l’Italia è Buy per noi e le banche sono il modo più economico per prendere esposizione”.

BABELE PARTITICA

La scommessa sull’Italia è un rischio basato sulla forte convinzione che non ci saranno elezioni immediate, almeno per sei ragioni. La prima è che non c’è una legge elettorale: “Oggi la Camera viene eletta con un sistema maggioritario, mentre il Senato siede su un sistema proporzionale pure a base regionale, che deriva dal Porcellum. L’armonizzazione della legge elettorale per le due Camere probabilmente su un sistema proporzionale è inevitabile prima che siano indette nuove elezioni”. E non è un processo piano, né rapido, viste le varie anime del No. La seconda ragione è che, al di là dei proclami, ogni partito ha bisogno di prender tempo: il Pd per digerire la sconfitta e trovare un nuovo equilibro; Forza Italia per cercare di riaggregare una coalizione di centro destra; e il M5S per avviare le consultazioni online sull’agenda di governo con i suoi 130mila membri registrati”.

DRAGHI E VITALIZI

Ancora – e questa è la terza ragione – manca una leadership chiara per ciascuno dei partiti citati. A rendere evidente che nessuno spinga sulle elezioni è, ancora, che per avvivare le discussioni su una nuova legge elettorale non è tecnicamente necessario attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale sull’Italicum, il 24 gennaio: il fatto che invece si resti in attesa conferma che i partiti vogliono prendere tempo. “Tutti sanno che il piano B per l’Italia è Mario Draghi – scrive Guglielmi – e Draghi ha bisogno di più tempo per rendersi disponibile: almeno la primavera del 2018, quando avrà chiarito il percorso del Qe e potrebbe rassegnare le dimissioni con qualche mese di anticipo: lui è l’unico tecnocrate che potrebbe raccogliere un largo consenso in caso di soluzione elettorale proporzionale”. Infine, l’ultimo motivo: i soldi contano. “Quattro anni, sei mesi e un giorno è il minimo per un parlamentare per ottenere un vitalizio: ovvero agosto 2017. Poiché il 60% dei deputati non saranno probabilmente scelti per la prossima legislatura, è evidente che ci sia un basso incentivo a indire elezioni immediate”.



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