Ben ritrovati nella palude e nelle sterili discussioni sulla legittimità del presidente del Consiglio incaricato, sull’uomo buono per tutte le stagioni, che fa fine e non impegna, del mediano politico che si ritrova – probabilmente pure suo malgrado – capitano della nazionale ministri. E soprattutto benvenuti nelle settimane di ciacole infinite che ci aspettano, delle comparsate televisive penta stellate dalle frasi fatte, che “come persone qualunque” continuano a giocare ai grandi statisti de noantri.
A proposito, ogni riferimento al libro dell’on. Alessandro Di Battista poeta, politico, viaggiatore estivo su tre ruote e narratore, roba da far impallidire Kerouac ed arrossire di vergogna il collega Hemingway è puramente non casuale.
E benvenuti nel Belpaese dove un ex presidente del Consiglio si dimette spontaneamente e torna ad essere un cittadino qualunque come tutti noi, peraltro dovendosi pure trovare un posto di lavoro per sbarcare il lunario. Eppure manco ‘sto fatto pare renderci più sereni e, perché no, più obiettivi nei giudizi sull’uomo Matteo Renzi.
Non solo, ecco che non appena le sue dimissioni lo riportano in quel di Pontassieve, senza altre poltrone remunerate disponibili, rendendo immediatamente plastica l’idea di ciò che dovrebbe essere il mestiere di politico professionista, ovvero che se sbagli te ne assumi la responsabilità, ne paghi le conseguenze e, se lo ritieni, ti prepari a sottoporti ancora al giudizio degli elettori, ebbene anche questa semplice cosa suscita polemiche, veleni e ciacole.
Di fronte alle nostre scelte e all’evidente confusione, all’immobilismo che producono, è difficile rimanere ottimisti nel Belpaese. Diventa sempre più una questione di fede nella sovranità popolare, quindi nella democrazia. Purtroppo la fede non ha nulla a che vedere con la ragione.