Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com. Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.
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Il grande scrittore britannico Gilbert Keith Chesterton sostiene che il mondo non soffrirà mai per mancanza di meraviglie, ma soltanto quando l’uomo cesserà di meravigliarsi.
E’ in ogni caso fondamentale, per ogni comunicatore, avere a cuore la capacità di stupire e di risvegliare la curiosità dei propri interlocutori.
Gianluca Comin ha ricoperto il ruolo di Direttore Relazioni Esterne di Enel dal 2002 al 2014. Si è occupato di comunicazione anche in Telecom Italia, come capo Media relations e in Montedison come Direttore Relazioni Esterne. Una carriera iniziata come giornalista per il quotidiano Il Gazzettino, come redattore economico e parlamentare dalla sede di Roma. È stato inoltre portavoce e capo ufficio stampa del Ministro dei Lavori pubblici Paolo Costa, nel 1° governo Prodi. Nel 2014 ha fondato Comin & Partners, società di consulenza specializzata nella comunicazione, nelle media relations e nei public affairs.
Insegna Strategie di Comunicazione presso la Facoltà di Economia e Management dell’Università Luiss ed è nel Consiglio Direttivo di Confindustria Venezia. Rappresenta il Ministero dei Beni Culturali nel Consiglio di Amministrazione de La Biennale di Venezia. Autore dei libri: 2030: La tempesta perfetta (Rizzoli, 2012) e L’impresa oltre la crisi (Marsilio, 2016).
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. L’innovatore è una persona estremamente curiosa, in grado di guardare più lontano degli altri, per creare nuove soluzioni mai attuate. Un vero innovatore è una persona che non si limita a generare idee ma che è in grado anche di metterle in pratica, nel lavoro così come nella vita personale.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Sono solito rispondere a questo genere di domande affermando che le innovazioni più disruptive sono quelle che ancora non conosciamo. Se dovessimo però provare ad identificare alcune direttrici chiave del futuro, i nuovi media su dispositivi mobile e lo sviluppo delle rinnovabili sono le due tecnologie chiave in grado di definire il mondo di domani. Sempre più persone sono connesse ad Internet grazie al telefonino o al tablet, tanto che la mattina la maggior parte di noi prende in mano il proprio smartphone ancora prima di lavarsi i denti. La seconda tecnologia riguarda invece lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta. L’impegno per la produzione di energia pulita e rinnovabile è una causa che dobbiamo promuovere soprattutto per le generazioni future, a partire dai nostri figli.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Quello di accompagnare i propri collaboratori a migliorarsi ogni giorno, fino a rendersi “inutile”. Quello che mi piace dire spesso è che si cresce anche nell’interazione costante con i membri dei propri team di lavoro, siano essi professionisti senior o giovani ancora in formazione. Il mio contributo in termini di leadership è sicuramente importante, ma ritengo fondamentale stimolare l’autonomia e la capacità di essere proattivi.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Non saprei indicarti una sola persona che ha lasciato il segno nella mia vita. Il primo pensiero va alle persone che hanno creduto in me, ovvero i miei capi. Penso a Paolo Costa che alla fine degli anni Novanta mi ha chiamato come capo ufficio stampa del suo ministero, Enrico Bondi, con il quale ho lavorato in Montedison, Marco Tronchetti Provera e Giancarlo Rocco di Torrepadula, nel periodo in Telecom Italia, e infine Paolo Scaroni e Fulvio Conti nella bella esperienza decennale in Enel. È anche grazie a loro che oggi sono il professionista che sono.
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. La mia più grande paura è legata ai risultati, ovvero non riuscire a portare a termine i compiti che mi sono prefissato. Mentre la più grande speranza, soprattutto oggi che sono imprenditore, è quella di riuscire a crescere un gruppo di giovani professionisti curiosi e brillanti, che in futuro potranno far parte della classe dirigente del Paese.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Il mio progetto di lavoro attuale è anche quello futuro. Nella mia vita ho sempre desiderato e ragionato come se quello che stavo facendo potesse durare per sempre. È proprio per questo che spero che la Comin & Partners cresca e possa durare ancora molto tempo.
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Mi emoziono quando raggiungo un obiettivo difficile e sfidante che mi ero posto, specialmente se condiviso. La cosa che mi fa più arrabbiare invece riguarda la relazione con persone insensibili o senza passione per quello che fanno.