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Giovanni Amelino-Camelia per pinITALY: la fisica italiana è ancora all’avanguardia

Sapete cosa vuol dire non capire assolutamente nulla? Io sì. Quando noi di Telos A&S siamo andati a intervistare il fisico Giovanni Amelino-Camelia per pinITALY, avevamo fissato il nostro incontro al Parco della Musica di Roma, in occasione di una manifestazione sulla scienza. Prima dell’intervista siamo andati a sentire la sua conferenza. Amelino-Camelia era sul palco a fronteggiare un pubblico da concerto, non da convegno scientifico. Era un po’ intimidito ma non aveva perso il suo senso dell’umorismo napoletano. Il pubblico era rapito: annuiva, rideva, faceva domande.

Il tema era complicatissimo ma, dalla reazione dell’uditorio, ero certamente solo io a non afferrare il senso di quelle slide, di quelle parole e di quelle immagini.

Al di là della frustrazione, quella conferenza è stata illuminante per me. Ho scoperto che esiste un mondo di appassionati di fisica. Del resto l’Italia ha una solida tradizione in materia. I ragazzi di via Panisperna, dell’allora Regio Istituto di Fisica dell’Università di Roma, erano stati all’avanguardia nella ricerca sui neutroni. Una ricerca che, in seguito, portò anche alla realizzazione del primo reattore nucleare e, purtroppo, anche della bomba atomica.

Dall’intervista con Giovanni Amelino-Camelia è emerso che l’Italia nella fisica è ancora uno dei paesi guida. Amelino-Camelia cita le due scoperte più importanti di questi ultimi anni: il bosone di Higgs e l’osservazione diretta delle onde gravitazionali. Due ricerche nelle quali abbiamo avuto un ruolo di leadership.

Con Giovanni Amelino-Camelia abbiamo anche affrontato lo spinoso tema della fuga dei cervelli e della mancanza di attrazione dei talenti stranieri da parte delle nostre università. Amelino-Camelia parla chiaro: l’Italia non è attraente per gli scarsi finanziamenti alla ricerca ma anche perché “la gestione dei finanziamenti spesso passa per canali dove la fisica vecchia ha, diciamo, il monopolio rispetto alla fisica emergente”. Questo sì, l’ho capito.

 


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