Stamattina, presso il Pontificio Consiglio della Cultura, è stato presentato il progetto Educarsi alla Bellezza. Indagine sulla formazione del clero e degli artisti in vista della committenza di opere d’arte per il culto cristiano.
All’evento hanno preso parte il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, monsignor Nunzio Galantino, segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, monsignor Pasquale Iacobone, responsabile del Dipartimento “Arte e fede” del Pontificio Consiglio della cultura e monsignor Moreira Azevedo, delegato del Pontificio Consiglio della cultura.
LA PRESENTAZIONE
Il Dipartimento “Arte e Fede” del Pontificio Consiglio della Cultura e l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Conferenza Episcopale italiana hanno avviato un progetto di ricerca per far fronte alle esigenze dei committenti e degli addetti ai lavori delle opere d’arte e degli edifici per il culto. Sacerdoti e vescovi, da un lato, e artisti, dall’altro, molto spesso, non riescono a trovare un punto di incontro quando si tratta di dover collocare un altare in una chiesa oppure scegliere i canoni con cui raffigurare un’icona sacra. Per questo, monsignor Galantino ed il cardinale hanno messo in risalto la necessità di formare le figure coinvolte nella realizzazione e nella gestione del patrimonio artistico e culturale ecclesiastico.
IL PROGETTO
La conservazione e la fruizione delle opere d’arte e degli edifici per il culto richiedono uno sforzo economico spesso notevole. I risultati però non sempre sono all’altezza degli investimenti effettuati. Questo pone l’esigenza di formare non solo il clero e gli operatori culturali e pastorali delle diocesi ma anche gli artisti stessi. La ricerca promossa dalla CEI e dal Pontificio Consiglio della Cultura ha come oggetto la formazione del clero, a cominciare dai seminaristi, che è chiamato sia a tutelare e valorizzare i beni storico—artistici sia a commissionare nuove chiese ed opere d’arte. Allo stesso tempo, la ricerca si propone di valutare la formazione che la Chiesa offre ai vari artisti coinvolti nei lavori: pittori, architetti, musicisti, fotografi, ecc.
L’indagine viene svolta attraverso una piattaforma informatica, dove l’utente deve registrarsi ed effettuare l’accesso all’area riservata. I questionari somministrati si rivolgono a tre tipologie di utenti: diocesi ed ordini religiosi; associazioni e confraternite; università ed accademie. Grazie alla piattaforma digitale, l’utente può compilare il questionario online, anche dallo smartphone o dal tablet, senza doverlo stampare.
LE PAROLE DI RAVASI
Il Cardinale Ravasi ha aperto la conferenza sottolineando come, dopo l’esperienza dell’Expo di Milano, vada avanti l’impegno congiunto della Santa Sede e della Conferenza Episcopale Italiana. L’obiettivo del progetto “Educarsi alla bellezza”, secondo il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, è “stabilire dei ponti con le varie conferenze episcopali affinché il patrimonio artistico sia non solo tutelato ma anche fruito”.
Anche se oggi mancano i principi rinascimentali che finanziavano le grandi opere d’arte, il cardinale Ravasi ricorda che l’arte contemporanea include delle forme espressive prima inesistenti come la fotografia e la videoarte. Alla base della costruzione di nuovi luoghi di culto o di nuove opere d’arte vi è quasi sempre una questione economica e questo pone alcuni rischi. Secondo il cardinale Ravasi, infatti, “l’arte sacra ha una nuova grammatica rispetto al passato e vi è il rischio che gli artisti siano troppo autoreferenziali oppure ricalchino dei modelli del passato, come è avvenuto con lo stile romanico”.
Quindi, la strada da percorrere, secondo il cardinale, è “la reciproca conoscenza tra l’artista e la comunità dei fedeli poiché essa è lo strumento per far nascere delle sensibilità da entrambe le parti”. Senza un’approfondita conoscenza, da parte dell’artista, delle dinamiche liturgiche della comunità è inevitabile che sorgano delle difficoltà in fase di progettazione. Per questo, secondo Ravasi, è “fondamentale che la Conferenza episcopale fornisca una formazione omogenea”.
COSA HA DETTO GALANTINO
Sul tema del rapporto fra committente ed artista si è soffermato anche monsignor Galantino, il quale ha dichiarato: “Mi trovo in difficoltà, oggi, a parlare di bellezza, dopo aver sentito poco fa i vescovi delle località colpite dai terremoti. Tuttavia, tengo a sottolineare l’impegno della Conferenza episcopale italiana nella difesa e nel recupero delle strutture della Chiesa italiana colpite dai terremoti” ed ha aggiunto: Una parte dei fondi destinati al recupero degli edifici di culto proviene dall’otto per mille ed il loro utilizzo testimonia l’attenzione nei confronti delle realtà belle e del loro ruolo educativo e sociale”. Anche monsignor Galantino ha sottolineato la necessità di rendere fruibili il patrimonio culturale ecclesiastico anziché “chiuderlo a chiave”.
La sicurezza del patrimonio artistico è un tema importante per la CEI. A tale proposito, monsignor Galantino ha dichiarato: “La nostra conferenza episcopale collabora con i carabinieri nella lotta ai furti delle opere d’arte, mediante un database che viene aggiornato tre volte all’anno”. Inoltre, il Segretario della CEI ha ricordato che “solo se le parrocchie diventano delle oasi di bellezza e di pace” possono rappresentare dei punti di riferimento per la comunità e per il contesto urbano in cui sono collocate”.
IL REVIVAL DELLA MUSICA ANTICA
La musica della liturgia è stata un altro dei temi affrontati nella conferenza. Rispetto alle altre forme espressive, i repertori delle messe sono quasi “standardizzati” e soffrono di uno scarso rinnovamento. Questo fenomeno, secondo monsignor Moreira Azevedo, è legato alla “pigrizia pastorale”, che si riflette sulla liturgia.
Il cardinale Ravasi, invece, ha segnalato una “riscoperta della musica sacra antica che come le altre forme d’arte deve essere fruita e non solo custodita”. Essa, secondo il cardinale, “si pone in rapporto anche con l’architettura della chiesa stessa poiché “nelle chiese contemporanee si privilegia la musica polifonica mentre in quelle gotiche si privilegiava quella monofonica”.
Infine, il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha dichiarato: “I giovani di oggi hanno delle modalità espressive diverse rispetto a quelle del passato e questo riguarda anche la musica. Tuttavia, la musica gregoriana così come l’eredità protestante dei corali continuano ad essere popolari”.