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Perché la commissione Antimafia punta i fari sulla serie A di calcio

La Commissione Parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi sentirà nei prossimi due mesi i vertici del calcio italiano per far luce su possibili legami tra infiltrazioni della criminalità organizzata nel mondo ultras e società sportive. Sfileranno davanti alla Commissione il presidente della Figc Carlo Tavecchio, il capo della procura federale Giuseppe Pecoraro insieme al suo predecessore Stefano Palazzi, il presidente dell’Associazione italiana calciatori Damiano Tommasi e i presidenti della Lega di Serie A, Serie B e Lega Pro. Le audizioni andranno avanti fino a marzo e saranno sentiti anche i magistrati che con l’inchiesta “Alto Piemonte” – incentrata sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel nord ovest – hanno indagato su un presunto business di bagarinaggio dei biglietti della Juventus. Oltre a loro compariranno davanti ai parlamentari anche i dirigenti di diversi club di Lega Pro.

COSA SUCCEDE IN CASA JUVE

Le indagini che toccano la Vecchia Signora sono due: da una parte c’è la giustizia ordinaria, mentre dall’altra parte quella sportiva. Lo scorso novembre i magistrati della Procura di Torino che hanno portato avanti l’indagine “Alto Piemonte” hanno chiesto di procedere nei confronti di 23 persone accusate di far parte della cosca calabrese Pesce-Bellocco. Che, secondo le ricostruzioni dei magistrati, avrebbe fatto pressioni sulla Juventus, attraverso la costituzione del gruppo ultras “I Gobbi”, per avere garantiti biglietti da rivendere a prezzi maggiorati. In carcere sono finite due persone: Saverio Dominello e il figlio Rocco. Secondo il gip Stefano Vitelli vi sarebbe la responsabilità “di un’importantissima società calcistica a livello nazionale ed internazionale” che consentiva “di fatto un bagarinaggio abituale e diffuso come forma di compromesso con alcuni esponenti del tifo ultras”, bagarinaggio tollerato “in cambio della tranquillità di tifosi e società”. A conferma di ciò c’è un’intercettazione tra il security manager bianconero Alessandro D’Angelo, amico fidato di Andrea Agnelli, e Dominello datata 21 febbraio 2014: “Io voglio che voi state tranquilli e che noi siamo tranquilli e che viaggiamo insieme. Allora se il compromesso è questo a me va bene. Se gli accordi saltano allora ognuno faccia la propria strada”. Del resto era stato lo stesso Agnelli, in una memoria inviata ai pm che indagavano sul caso, a riconoscere non solo una “silente pressione” da parte di gruppi organizzati e per questo la particolare “delicatezza” del ruolo affidato ad Alessandro D’Angelo (non indagato), che “comporta necessariamente il contatto con personaggi particolari”, ma il cui fine ultimo era il mantenimento dell’ordine pubblico all’interno dello Juventus Stadium. Gli atti una volta conclusi sono passati alla Procura Federale, organo afferente alla giustizia sportiva, che metterà sotto esame il patto tra la società sportiva e i gruppi ultras muovendosi nell’ambito dell’articolo 12 del codice di giustizia sportiva sulla “prevenzione di fatti violenti”. La Juventus rischia una multa fino a 50mila euro ma per i fatti più gravi è prevista anche la squalifica del campo e l’inibizione per i vertici. Il Presidente della Juventus Andrea Agnelli ha dato vita a un singolare rimbalzo di responsabilità invitando la Procura Federale ad ascoltare l’AD dei bianconeri Giuseppe Marotta in quanto Agnelli non si occuperebbe di ticket. L’AD ora dovrà fornire la sua versione dei fatti e contribuire alla chiusura del fascicolo.

CHE COS’E’ LO SLO E PERCHE’ E’ COSI’ DIFFICILE ISTITUIRLO

Uno degli eventi che ha maggiormente preoccupato la Commissione Antimafia è stato il suicidio, sul quale dovrà essere fatta chiarezza, di Raffaello Bucci, poco dopo la sua deposizione proprio nell’ambito dell’inchiesta Alto Piemonte. Da vecchio capo ultras era diventato collaboratore esterno di Alberto Pairetto, Event manager e Supporter liaison officer della Juventus, figura di raccordo tra i tifosi e la società. Nel 2011 il Manuale delle Licenze UEFA ha previsto che dal 2011 le società di calcio professioniste dovessero dotarsi di una figura capace di gestire le relazioni tra i tesserati e le tifoserie organizzate, in modo da consentire un dialogo costante e trasparente. La FIGC nel recepire le norme UEFA aveva fissato nel 31 ottobre 2012 il termine ultimo per adeguarsi. Le società calcistiche italiane, però, si sono dimostrate indolenti nell’accettare la novità optando tra due strade, o scegliendo dipendenti della società che avevano primariamente altre mansioni (per la Juventus è l’Event Manager a svolgere le funzioni di Slo), oppure affidandosi a volontari o collaboratori delle volte lontani dall’ambiente del tifo organizzato e senza un budget. Qualcosa si è mosso nella serie cadetta che ha agevolato la collaborazione tra gli Slo delle sue iscritte e l’associazione “Supporter in campo”, che promuove una partecipazione diretta e trasparente dei tifosi.


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