Un e-commerce italiano che si candida a diventare il punto di riferimento per il bello e ben fatto made in Italy. Si chiama Artemest e punta tutto su una formula semplice che attinge al passato e alla tradizione del design artigianale e lo trasla nel più contemporaneo dei mezzi, Internet.
Oltre un milione per l’artigianato che va online
Un’idea vincente che ha appena raccolto 1,1 milioni di euro in un seed round, che in parole povere è un finanziamento che viene erogato in una fase di sviluppo ancora iniziale per le aziende: a credere nel progetto è stata una cordata di venture capitalist, guidata da IAG (Italian Angels for Growth). Tra gli altri investitori ci sono gli angel investor americani Kirstie Steiner e Alina Lundry, la venture capital Holding SharkBites, il cui maggiore azionista è Fabio Cannavale, fondatore e ceo di lastminute.com, e il family office Rancilio Cube rappresentato da Luca Rancilio.
Cuore a Milano, testa a NY
ArteMest ha il cuore a Milano e la testa a New York, dove vive la fondatrice Ippolita Rostagno, già designer del brand di gioielli Ippolita che si è lanciata nell’impresa con il preciso scopo di supportare artigiani e piccole imprese italiane a competere in un mercato globale valorizzando le tradizioni e l’alta qualità della produzione Made in Italy.
“L’idea – dice Rostagno a formiche.net – è quella di mettere in contatto le migliori realtà artigianali italiane con una clientela internazionale. Inoltre ad Artemest supportiamo i nostri partner in tutto e per tutto andando a colmare le lacune commerciali, digitali, di marketing e talvolta di sviluppo-prodotto che rendono l’artigianato italiano di lusso sempre meno competitivo a livello internazionale. Attualmente siamo il più grande e autorevole network online di aziende artigianali di alta gamma e intendiamo continuare ad espandere la nostra clientela per rilanciare l’artigianato autentico rappresentato in Italia da migliaia di piccole realtà”.
Online 230 designer e artigiani e 5mila prodotti
Il sito raccoglie circa 230 designer e imprese artigianali distribuendo più di 5.000 prodotti in circa 60 Paesi nel mondo. Lo scontrino medio online di 1.500 rende Artemest uno dei siti con il più alto ticket medio sul mercato. L’assortimento di prodotto presenta un mix tra le tipiche eccellenze Italiane, come lampadari di Murano o prodotti in marmo di Carrara, e collezioni dallo stile moderno e innovativo proposti dai giovani talenti del design Italiano: li ha selezionati la stessa Ippolita durante un viaggio lungo un anno tra le botteghe del Belpaese. L’assortimento è composto principalmente da prodotti di arredo ma le categorie lifestyle e gioielli sono in forte crescita. Ma non è solo un shop virtuale: dal sito è possibile accedere a contenuti video ed editoriali in cui vengono raccontati i processi produttivi delle più interessanti realtà del nostro Paese. E vuole crescere e diffondere il bello italiano in maniera sempre più capillare.
“Vogliamo diventare l’Eataly del design”
“Ora l’investimento erogato dai finanziatori verrà utilizzato per espandere la nostra presenza in Usa e Regno Unito, che attualmente rappresentano circa l’80% del fatturato. Inoltre intendiamo incrementare il numero di realtà presenti sul nostro sito per rafforzare la nostra posizione come il più grande network online di produttori indipendenti di lusso – spiega Rostagno – Ho intenzione di far diventare Artemest l’Eataly dell’arredamento italiano, un luogo, virtuale o fisico che sia, in cui poter valorizzare l’eccellenza italiana”.
L’amore di Ippolita per l’Italia
L’Italia ricorre nelle parole dell’imprenditrice, fiorentina di nascita, americana d’adozione. Ippolita si trasferisce a Los Angeles all’inizio degli anni ‘80, e negli Usa si laurea in lettere all’Occidental College, lo stesso di Barack Obama. Nei primi anni ‘90 inizia a creare gioielli finché, alle soglie del 2000 il suo marchio non diventa tra i preferiti delle star hollywoodiane, da Uma Thurman a Cameron Diaz ed entra nei principali department store, da Saks Fifth Avenue a Neiman Marcus. Si tratta di un concetto di gioiello, un’alta gioielleria che sia anche indossabile, combinando la tradizione dell’artigianato italiano con una singolare sensibilità contemporanea. Un po’ lo stesso concetto su cui si fonda Artemest, che prende forma nel 2014.
Una società globale
Perché questa scelta di fare impresa in un Paese che gli imprenditori definiscono anti-impresa pur vivendo nel regno mondiale delle opportunità? “Artemest ha sede operativa a Milano ma essendo una società e-commerce siamo per antonomasia una global company con un focus particolare sui mercati anglosassoni – risponde Rostagno – Essendo italiana ho sempre cercato, nel mio piccolo, di lavorare affinché il nostro Paese diventi sempre più aperto e veloce. Mi pare tuttavia che il sistema non aiuti in alcun modo imprenditori e giovani, sempre più spesso costretti a cercare altrove possibilità di lavoro e di sviluppo personale. Artemest nasce proprio dalla vocazione sociale di “salvare” gli artigiani e le piccole imprese italiane fornendo loro una vetrina internazionale e un supporto alla distribuzione globale delle loro splendide creazioni. Non c’è inoltre nessun altro Paese al mondo così ricco di designer, artisti e artigiani con capacità e storie straordinarie così come l’ Italia”.
Ripartire dal passato
Un patrimonio da difendere e da cui, possibilmente, ripartire. Con quali azioni? “Suggerirei innanzitutto ai non addetti ai lavori di rimboccarsi le maniche – conclude l’imprenditrice – Ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa per il nostro Paese. Ai politici, in termini di sviluppo economico, direi di supportare, oggi più che mai, la crescita del digitale. Oltre che necessario, considerati i decenni di ritardo rispetto agli altri Paesi, il digitale può davvero essere il volano per la ripresa dell’economia italiana.
Supportare il digitale vuol dire fare rete, agglomerare e utilizzare le economie di scala fornite dalle nuove tecnologie a favore di cultura, turismo o, come nel caso di Artemest, a favore delle realtà artigianali italiane frutto di secoli di tradizioni e del genio creativo del nostro popolo”.