Abbiamo ormai imparato che i trend che si vedono sono significativi per indicare il decadimento nel tempo della singola sequenza-nella-sequenza, ma anche che se si attiva un nuovo segmento di faglia si ricomincia da capo. Si vedono bene i tre picchi (24/8, 26-30/10, 18/1). Si tratta di un’unica sequenza o sono tre? Entrambe le cose: è una sequenza complessa fatta di più sequenze, ognuna relativa a una nuova faglia (o a una parte dello stesso sistema di faglie). È quello che Utsu avrebbe chiamato “sciame sismico del secondo tipo”, mostrato nella seconda figura.
Tornando alla nostra sequenza, o sciame, si nota che dopo i terremoti del 18 gennaio sia il numero di terremoti sia l’energia emessa giornalmente sono tornati rapidamente ai livelli pre-18/1. È un buon segno? Non lo so. Forse sì, ma resta sempre la possibilità di qualche altro forte terremoto, sia nella zona del 18 gennaio (a nord dell’Aquila) sia nelle altre aree in prossimità della sequenza. Impossibile al momento calcolare la probabilità di attivazione di ciascuna delle faglie della zona perché non conosciamo bene quanta energia c’è sulle varie faglie, né quanta resistenza abbia ognuna di esse.
Figura 1
Figura 2
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