Via libera ai 200 milioni di euro per la Libia e pieno supporto all’iniziativa italiana. Sono queste le decisioni più rilevanti che i 27 capi di Stato e di governo dell’Unione europea hanno preso questa mattina a Malta.
LE PAROLE DI GENTILONI
Il vertice ha abbracciato la linea italiana in materia di immigrazione, a partire dal Memorandum che proprio ieri sera il premier Paolo Gentiloni ha siglato con il primo ministro libico Fayez al Sarraj per rafforzare la cooperazione bilaterale. “L’accordo con la Libia apre un capitolo nuovo”, ha detto Gentiloni a margine della sessione mattutina del Consiglio. “L’Italia ha fatto la sua parte, ora ci aspettiamo risorse e impegno da parte dell’Unione europea”. Il premier si è detto “convinto che ieri si sia aperta una pagina nuova nella vicenda dei flussi migratori; sappiamo che è dalla Libia che arriva il 90% dei migranti: il fatto che ci sia un accordo che prevede una collaborazione apre un capitolo nuovo a cui abbiamo lavorato per mesi”. L’accoglienza “che questa iniziativa ha avuto mi fa sperare che questo sostegno europeo ci possa essere”, ha spiegato il premier.
NUMERI ALLARMANTI
E infatti da Malta è arrivato la benedizione e il “pronto supporto” dell’Ue all’accordo italiano con Tripoli. A spingere verso questa soluzione hanno contribuito i risultati di un altro accordo, quello con la Turchia, che ha bloccato quasi del tutto la rotta balcanica. “Nella rotta mediterranea orientale, sebbene la pressione resti, gli arrivi negli ultimi quattro mesi del 2016 sono diminuiti del 98% anno su anno. Rimaniamo impegnati nell’Eu-Turkey Statement e nel suo pieno e non discriminatorio rispetto in ogni suo aspetto, così come nella continuazione del supporto dei Paesi lungo la rotta balcanica”, si legge nella dichiarazione del Consiglio europeo. I dati riguardanti la rotta meridionale restano allarmanti. Nel 2016 sono stati registrati 181mila arrivi mentre il numero di persone morte o disperse ha raggiunto un nuovo record annuale dal 2013. “Con centinaia di persone che hanno già perso la vita nel 2017 e con la primavera che si avvicina – prosegue la Malta Declaration –, siamo determinati a prendere azioni addizionali per ridurre significativamente i flussi migratori nella rotta mediterranea centrale e rompere il business del traffico di esseri umani”.
L’ACCORDO POLITICO
“L’Ue ha dimostrato di essere capace di chiudere le rotte di migrazioni irregolari, come ha fatto nella rotta del mediterraneo orientale; ora è tempo di chiudere la rotta dalla Libia all’Italia”, aveva detto Tusk mercoledì dopo l’incontro a Roma col vertice di Palazzo Chigi. “Ho parlato a lungo col premier Gentiloni ieri e posso assicurare che possiamo riuscirci”. A veicolare il consenso politico sulla linea italiana, che si basa proprio sulla collaborazione con i Paesi di partenza e transito dei migranti, hanno contribuito anche la presidenza di turno maltese, vicina alla sensibilità italiana in materia di immigrazione, e la difficoltà a trovare lo stesso consenso sul tema del ricollocamento. Mentre il dibattito sugli accordi di Dublino sembra infatti arenarsi, l’attenzione si è spostata sul contrasto al fenomeno a partire dai Paesi africani, e tra questi, in particolare la Libia.
FOCUS LIBIA
Non è un caso dunque che il vertice europeo sia arrivato dopo un’intensa due giorni in cui il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il premier Paolo Gentiloni e il primo ministro libico Fayez al Sarraj si sono incrociati tra Roma e Bruxelles. L’accordo siglato ieri sera da Gentiloni e Sarraj è proprio il punto di partenza della strategia europea in nord Africa. Eppure, il “modello Italia” richiede un interlocutore che abbia controllo sul territorio, un governo con pieni poteri, fattore che per ora sembra mancare a Tripoli. È proprio per questo che la priorità in Libia resta la stabilizzazione, passando per la piena legittimazione del Governo di accordo nazionale (Gna) che Sarraj, con la sponsorizzazione di Onu, Nato e Ue, presiede. Se tale legittimazione non viene dall’interno (vedasi l’introvabile accordo con il generale Haftar), prosegue il consolidamento esterno.
LE MISURE CONCRETE
Le priorità definite dalla Dichiarazione sono: addestramento ed equipaggiamento della Guardia costiera libia, sia attraverso l’operazione Sophia che con altri programmi ancora da definire; contrasto al traffico di migranti attraverso un approccio integrato e multipolare; supporto delle comunità locali, specialmente nelle aree costiere; campagne informative diretti ai migranti per contrastare il business del traffico di esseri umani; collaborazione con Unhcr e Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom); sostegno alle iniziative dei singoli Stati membri; e dialogo con i Paesi che confinano con la Libia.
LE RISORSE DISPONIBILI
“L’Unione europea può mettere in campo moltissime risorse economiche; molto spesso quello che rende difficile l’operatività dell’Ue sono i tempi, le lentezze, la mancanza di decisione sul piano politico”, ha spiegato Gentiloni. Per ora dal Consiglio è comunque arrivata una maggiore definizione delle risorse disponibili. “In linea con il Valletta Action Plan, l’Unione europea sta rafforzando la trasposizione della migrazione all’interno dell’Official Development Assistance for Africa, che ammonta a 31 miliardi di euro per il corrente periodo finanziario”, affermano i capi di Stato e di governo nella dichiarazione. A tali risorse si aggiungono quelle che potrebbero arrivare dall’Eu Trust Fund per l’Africa, che mobilita 1,8 miliardi di euro direttamente dal budget dell’Ue e circa 152 milioni dai contributi statali. Proprio in questo fondo si collocano i 200 milioni di euro che la Commissione ha deciso di stanziare come “primo passo” per il nord Africa, e in particolare per la Libia, risorse per cui arriva il via libera dal Consiglio europeo. Alla presidenza maltese viene affidato il compito della supervisione dell’utilizzo di tali risorse che verrà poi valutate nei prossimi vertici a marzo (a Roma, in occasione del 60esimo anniversario dei trattati istitutivi della Cee) e luglio.