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Ecco tutti i guai dei vertici della Borsa tedesca

Borsa

La notizia delle perquisizioni fatte dagli inquirenti questo mercoledì negli uffici della Deutsche Börse, la Borsa tedesca e nell’abitazione privata del presidente Carsten Kengeter, come riportava venerdì il quotidiano die Welt, ha suscitato notevole clamore. La Borsa di Francoforte e quella di Londra sono a un passo dalla fusione, questa tegola non ci voleva proprio. Già il Brexit getta grandi incognite anche sul futuro di questo matrimonio che Carsten Kengeter un tempo aveva definito “voluto dal Signore”. Una constatazione che aveva indotto l’esperto di finanza ed economia del canale pubblico ZDF Reinhard Schlieker a chiedersi, alla luce del voto britannico, se l’esito dovesse dunque essere letto come un segno venuto dal cielo. Ora, proprio Kengeter si trova al centro di una indagine che riguarda il reato di insider trading. Motivo per il quale più che  il divino ora sembra  averci messo lo zampino il diabolico.

I fatti sono i seguenti. La procura ha aperto un fascicolo contro Kengeter in seguito a due denunce. La prima da parte di un azionista, la seconda da parte di una persona coperta da anonimato. Al centro delle indagini l’acquisto da parte di Kengeter di un pacchetto di 60mila azioni per un valore complessivo di 4,5 milioni di euro della Deutsche Börse AG nel dicembre del 2015. Il problema non è però l’acquisto in sé, effettuato all’interno di un programma di indennizzo dei vertici che scadeva a fine 2015. Il problema è il momento in cui è stato effettuato. Secondo la magistratura (messa sull’avviso dalla fonte anonima) l’acquisto era avvenuto con le trattative per la fusione già in corso. Una “narrazione” che i vertici della Borsa smentiscono risolutamente: secondo e loro dichiarazioni, i primi contatti tra Londra e Francoforte ci sarebbero stati solo nel gennaio 2016, e le trattative ufficiali, come comunicato tempestivamente, a partire da febbraio. Una comunicazione che aveva subito fatto aumentare i titoli di entrambe le Borse.

Il blitz degli inquirenti effettuato mercoledì nel quartier generale della DAX (come viene chiamata la Borsa di Francoforte in Germania) e nella casa di Kengeter, dovrebbe aver permesso agli inquirenti di recuperare documentazione utile a dipanare la matassa. Alle perquisizioni hanno partecipato anche funzionari del BaFin, l’organo federale di sorveglianza finanziaria.

La vicenda appare talmente clamorosa alla Welt, da titolare: “Ma è mai possibile che il grande capo della DAX sia così poco furbo?”. Perché, secondo il quotidiano, bisogna essere veramente poco furbi “se ci si rende attaccabili a due passi dall’agognata meta, dalla conclusione di un affare megagalattico, che sarà anche il più grande affare della propria carriera”.

Bisogna essere poco furbi anche perché, come rammentava l’articolo, la fusione voluta testardamente da Kegenter non gli aveva portato solo amici. Anzi. Particolarmente rabbiosi i commenti sull’intenzione di Kegenter, di fare di Londra il quartier generale del nuovo colosso. Perché mai, si chiedono i suoi oppositori, visto che Francoforte è indubbiamente più forte? Da qui anche le malelingue, secondo le quali Kengeter quella fusione l’avrebbe voluta, non ultimo, per essere più spesso a Londra, dove ha famiglia e amici. Per qualcun altro è un “traditore della patria” punto.

Visti i toni, non c’è da stupirsi, se il quotidiano economico Handelsblatt ha voluto sottolineare la tempistica dell’apertura dell’inchiesta e le perquisizioni, cioè nel bel mezzo delle trattative per la fusione. Così come, a poco meno di un mese dalla decisione dell’Unione Europea in merito. La speranza è che questa volta Bruxelles non blocchi l’accordo, come invece aveva fatto nel 2012 quando in ballo c’era il matrimonio tra la Deutsche Börse e la New York Stock Exchange. Anche se oggi questo accordo riguarderebbe i mercati finanziari di Gran Bretagna, Germania e Italia (insomma non proprio la periferia del mondo finanziaria).

Ancora all’inizio di quest’anno, in occasione della riapertura della Borsa di Francoforte dopo le festività, Kengeter aveva assicurato che la fusione sarebbe arrivata in porto “al più presto possibile” e che le trattative erano a un buon punto. Non solo. Kengeter aveva anche sottolineato che futuri investimenti nella Borsa di Francoforte sarebbero stati possibili solo a fronte del matrimonio tra Londra e Parigi. Aveva ricordato gli investimenti fatti negli ultimi anni, investimenti per centinaia di milioni di euro, che avevano anche creato centinaia di posti di lavoro. Investimenti e posti di lavoro nuovi, possibili anche in futuro, a patto che DAX e LSE si fondano. Uno dei pochi che si sono fino a oggi espressi apertamente a favore di questa fusione è Larry Fink, Ceo di Blackrock, una delle più grandi società di investimento al mondo. Al Tagesspiegel Fink, qualche settimana fa dichiarava, che questa fusione era un passo importante verso “mercati finanziari più solidi. “Inoltre, il Brexit rende più importante di prima rapporti stretti con Londra”.

Ora però, anziché l’auspicata accelerazione, i preparativi per il matrimonio, rischiano un brusco colpo d’arresto, e un futuro piuttosto incerto.

 



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