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Che cosa dice il Fondo Monetario sulle sofferenze delle banche di San Marino

I segnali positivi si scorgono, ma va assolutamente intrapreso con maggiore decisione un percorso per “riportare in salute il settore bancario”, “generare un margine di bilancio” e avviare “riforme strutturali ben progettate”.

Sono questi i capisaldi della dichiarazione conclusiva del Fondo Monetario Internazionale sullo stato dell’arte a San Marino, un documento nel quale il team guidato dalla capodelegazione Kazuko Shirono fa il punto della situazione rispetto a quanto sta accadendo sul Titano e stila un elenco di priorità e obiettivi da perseguire. Tutte indicazioni che la classe dirigente sammarinese è chiamata a fare proprie, dal nuovo Governo di centrosinistra insediatosi di recente dopo la clamorosa sconfitta dei democristiani (che a breve andranno a congresso), ai vertici delle istituzioni e del sistema bancario locale.

Piena condivisione con le parole del FMI è stata espressa dal segretario di Stato alle Finanze, Simone Celli, convinto che il Paese debba procedere spedito su risanamento dei conti pubblici, ristrutturazione del sistema bancario e rafforzamento della competitività del sistema. Tuttavia, in alcuni ambienti finanziari del Titano restano alcuni dubbi e perplessità sulla posizione del Fondo, che non avrebbe colto appieno il nuovo corso avviato dalla Banca Centrale di San Marino (BCSM), rafforzando vecchie consuetudini del sistema ormai fin troppo incrostate.

LO STATO DELL’ARTE SUL TITANO

“San Marino è sulla strada di una lenta ripresa ma le sfide da affrontare sono ancora considerevoli”. Inizia così la dichiarazione conclusiva del FMI (qui il comunicato finale con il link al testo integrale) che rileva come “l’economia è cresciuta ad un ritmo lento nel 2015, pari allo 0,5 per cento”, mentre nel 2016 si registra “una crescita prevista di quasi l’1 per cento”. Tuttavia, il problema dei crediti deteriorati per le banche è tutt’altro che risolto. Per quanto riguarda il futuro, “una crescita moderata è prevista per il breve e medio termine”: si parla di poco più dell’1 per cento nel 2017 e l’1,3 nel 2018. In ogni caso, “il ritmo della crescita è ben al di sotto di quanto necessario per riguadagnare il terreno perduto dal 2009”. Tanto che restano sul tavolo i rischi al ribasso. “Una persistente debolezza del sistema bancario interno, se non affrontata – avverte l’organismo internazionale -, potrebbe offuscare le prospettive di crescita a medio termine di San Marino”.

LE PRESCRIZIONI DEL FONDO MONETARIO

Per quanto riguarda le politiche finanziarie, il FMI sottolinea come sia “di cruciale importanza ripulire i bilanci delle banche”, accogliendo “favorevolmente la revisione della qualità degli attivi (AQR) in corso, lanciata dalla Banca Centrale di San Marino (BCSM) alla fine dello scorso anno”. Per il futuro, occorre “sviluppare un solido quadro di politiche macroprudenziali con un contestuale miglioramento della vigilanza bancaria per garantire la stabilità finanziaria”.
Sul fronte delle politiche di bilancio, la task force del Fondo Monetario rileva come “un graduale assestamento di bilancio dovrebbe iniziare quest’anno, con l’obiettivo di un modesto avanzo entro il 2019”. Per aumentare le entrare statali, “le autorità dovrebbero introdurre un sistema di imposta sul valore aggiunto (IVA) già alla fine del 2017. Un considerevole lavoro preparatorio è già stato fatto”. Inoltre, “il previsto aumento degli investimenti in conto capitale per un importo di 10.000.000 € all’anno per i prossimi anni è opportuno così come si potrebbe prendere in considerazione un aumento delle risorse per l’istruzione e la formazione professionale”. Tuttavia, occorre intervenire anche sulla spesa, in particolare sulla spesa salariale, “in quanto la percentuale di detti oneri rispetto alla spesa corrente è tra le più alte tra i Paesi di raffronto della zona euro”.
Infine le riforme strutturali. “Il piano del Governo di creare uno sportello per semplificare gli aspetti amministrativi contribuirà a ridurre i costi delle attività di impresa” scrivono dal FMI, dove si chiede di continuare a investire nella cooperazione internazionale e di “rafforzare la fornitura dei dati, sia in termini di tempestività che di disponibilità”.


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