Ogni giorno che passa diventa sempre più certo: la Popolare di Vicenza e Veneto Banca, i due istituti veneti in difficoltà che stanno lavorando alla fusione, attingeranno ai fondi pubblici e in particolare al bottino da 20 miliardi stanziato dal governo Gentiloni. E lo faranno non solo per la garanzia sulla liquidità (sono già state emesse obbligazioni con protezione pubblica comparabili per questo motivo a Btp) ma anche per irrobustire la base patrimoniale, seguendo in questo modo le orme del Monte dei Paschi di Siena.
LA CONFERMA
A confermare l’imminente intervento pubblico è stato il numero uno della Popolare di Vicenza, Fabrizio Viola, in una recente intervista ad Alessandro Graziani del Sole 24 Ore. Viola, nell’occasione, ha spiegato che è stato “inviato alla Bce il business plan a supporto del progetto di fusione tra i due istituti: ora aspettiamo il confronto con la vigilanza bancaria europea, da cui emergerà il definitivo fabbisogno di capitale necessario al rilancio delle due banche. A quel punto – ha proseguito Viola, intervistato dal quotidiano economico – valuteremo se sarà necessario l’intervento precauzionale dello stato nel capitale di Popolare Vicenza e Veneto banca. Ovviamente il mio auspicio è che la banca resti privata e che atlante mantenga la posizione di azionista di maggioranza”. Ma che Viola abbia esplicitato in maniera molto chiara la possibilità di un ingresso pubblico nel capitale rende l’operazione sempre più probabile.
LE MODALITA’ DELL’INTERVENTO
Quali saranno le modalità? Secondo quanto riferito il 17 febbraio sul Sole 24 Ore da Marco Ferrando, le due banche venete, stando alle ultime indiscrezioni, presentano un ulteriore fabbisogno di risorse per circa 5 miliardi di euro, di cui 3,5 potrebbero arrivare dallo Stato. “Ulteriore” perché va ricordato che i due istituti di credito hanno già aumentato il capitale nel 2016 per un totale di 2,5 miliardi, interamente sborsati dal fondo Atlante guidato da Alessandro Penati, che proprio in questo modo è diventato azionista di controllo e quasi totalitario sia di Popolare di Vicenza sia di Veneto Banca. Ora, il fatto è che il caso Mps ci ha insegnato che, nella cornice della normativa europea, affinché possa scendere in campo lo Stato per salvare una banca, devono essere penalizzati comunque gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati della stessa (burden sharing). Questo vuol dire che, così come per Mps, si fa sempre più probabile una conversione forzosa delle obbligazioni subordinate dei due gruppi di Vicenza e Montebelluna, per un totale di circa 1,2 miliardi, suddivisi in 1 miliardo in mano a investitori istituzionali e 200 milioni in mano a piccoli investitori (che dovrebbero in qualche modo essere poi ristorati, proprio come avverrà con Mps). Resta un dubbio: l’intervento pubblico in Mps è stato giustificato dal fatto che il gruppo senese sia “sistemico”. Lo si può affermare anche per le due venete? Si vedrà cosa l’Europa avrà da dire al riguardo.
LE SPERANZE DI PENATI
Non è ben chiaro quanto invece possa ancora sborsare Atlante. Considerato che dei 3,5 di denaro pubblico 200 milioni potrebbero andare a ristoro degli obbligazionisti e considerata la conversione delle subordinate dei grandi investitori, dai 5 miliardi di fabbisogno resterebbero fuori 700 milioni circa. Li metterà tutti il fondo? Ne metterà di più e in qualche modo andranno a ridurre l’impegno pubblico? Al momento non è dato sapere. Se però effettivamente dei 5 miliardi di fabbisogno delle due venete almeno 3,3 dovessero arrivare dallo Stato (più 200 milioni come ristoro), significherebbe che quest’ultimo finirebbe in maggioranza nel capitale, scalzando così il fondo Atlante. Eppure non era affatto questa la situazione che si era prefigurato Penati soltanto nei giorni scorsi. A proposito delle due venete, il numero uno di Atlante aveva infatti dichiarato: “Vogliamo utilizzare la ricapitalizzazione precauzionale” da parte dello Stato “nel modo giusto: noi dobbiamo restare azionisti e dobbiamo rimanere al controllo”. E’ possibile che anche questa volta Penati sarà costretto a mettere da parte i propri sogni di gloria.