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Cari candidati premier, lo sapete che sui social media siete penosi?

Cari tutti. Specialmente cari giornalisti e analisti del Web. Ogni volta che scrivete che i social network sono uno dei pilastri della politica e di questa campagna elettorale, un social media strategist indiano aggiunge un +1 alla voce “italiani che cazzari”.

Sui social network di politico non c’è niente. Esistono solo schermaglie verbali e battutine tra i rappresentanti dei diversi schieramenti. Vi pare politica questa? No, ditemelo, su. Vi pare politica?

Ammetto che nell’era della condivisione globale ci sono anche esperimenti antropoligici interessanti. Parlo di quei politici che su Twitter utilizzano uno slang vicino (secondo loro) al pubblico più “young”. Perché “young” bisogna sempre esserlo. Ho visto cose che voi umani. Tipo politici aggiungere alla fine di un tweet un lapidario #sapevatelo. Fa figo, sapete? Che quando li leggi ti domandi se stanno scherzando o se sono convinti sul serio. Non credo che siate così sprovveduti per etichettare questa roba come “politica”. Per carità, tutto è possibile. Però abbiate almeno il buon cuore di non offendere la vostra intelligenza.

Sui social network non si fa politica. Si fa solo un surrogato della comunicazione politica. C’è una sottile differenza tra le due cose. E neanche poi tanto sottile. “Comunicazione” è diverso da “politica”. Non solo a livello semantico. Sui social network si fa comunicazione politica. Pessima tra l’altro. E del tutto autoreferenziale.

Se poi, cari tutti, quando si parla di politica e social newtwork, ci fate anche il gradito favore di non riproporci l’esempio ormai logoro di Obama (paradigma che sta al nostro Paese come una suora sta a un bordello), giusto perché non avete nient’altro a cui aggrapparvi, ve ne saremo tutti infinitamente grati. Perché dopo mesi e mesi di storie fantascientifiche, pompate a livello di massicce dosi di steroidi digitali, e ambientate in un presente distopico che nemmeno uno dalla fervida immaginazione come Isaac Asimov si sarebbe mai sognato di inventare, non se ne può davvero più.

(sintesi di un commento più articolato che si può leggere qui)



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