Il 4 febbraio Marine Le Pen ha rivelato il suo programma politico per le elezioni presidenziali francesi: un piano economico protezionista e anti-euro, la cui prima azione sarà un referendum sulla permanenza nell’UE e a cui seguiranno profonde riforme istituzionali. Nei sondaggi il suo consenso è stabile. La corsa per fronteggiarla sta vedendo un feroce testa a testa tra Fillon, il rappresentante del centro-destra che ha il 20% delle preferenze ma deve riguadagnare il supporto dell’elettorato più vasto, e l’indipendente Macron, che sembra il favorito ma ha necessità di consolidare la sua base elettorale. I mercati stanno considerando anche la possibilità di una sorpresa a sinistra se il socialista Hamon e il rappresentante dell’estrema sinistra Mélenchon riescono a formare un’alleanza (che è comunque molto improbabile). Questa è in estrema sintesi la visione di Marc de-Muizon, economista di Deutsche Bank. che in un report analizza i possibili risultati delle prossime elezioni francesi e le loro implicazioni sui mercati. La speranza di tutti i maggiori partiti di vedere una chiara maggioranza e un evidente favorito alla carica di presidente non si è ancora materializzata e questo porterà a sempre maggiore volatilità sui mercati.
IL RISCHIO LE PEN
Ma partiamo da quella che è considerata la minaccia populista in Francia, Marine Le Pen. “Il Fonte Nazionale – scrive de-Muizon – vuole riportare la Francia al franco e porre fine all’indipendenza della Banca di Francia, rinominando il debito domestico in franchi e chiedendo all’istituto centrale nazionale di finanziare il deficit di bilancio. Ma non ha elaborato una tabella di marcia dettagliata, né una procedura specifica per trasformare il sistema monetario francese e l’articolo 34 della Costituzione sostiene che il regime monetario è determinato dal Parlamento”. Come dire che tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare. Ma Le Pen prosegue dritta sulla sua strada e ha dichiarato che la sua prima azione darà l’organizzazione di un referendum sull’Ue, che “richiederà la revisione della costituzione – continua l’economista di DB – organizzare il referendum sarà un percorso pieno di sfide e la stessa Le Pen ha dichiarato che se dovesse perdere non avrebbe ragioni per restare al potere”. Le altre azioni prioritarie sono una serie di modifiche costituzionali che richiedono il sopporto del Parlamento e la doterebbero degli strumento per implementare il suo programma e restare a lungo in carica.
CON IL PROGRAMMA DEL FRONT NATIONAL, FRANCIA IN DEFAULT
L’idea di Le Pen è creare il franco sulla parità con l’euro e convocare un summit europeo per rimpiazzare l’euro con un paniere di valute a cui sarà data la possibilità di fluttuare del 20%. La misura dovrà essere immediata. Nei piani del Front National c’è quello che de-Muizon definisce un programma Qe-equivalente annuale che coinvolga il 5% del PIL. “Il FN si aspetta – spiega l’economista – che la valuta si svaluti del 20%, che l’inflazione salga al 3% e che il rendimento dell’ota decennale salga tra il 2 e il 3%. Secondo S&P, l’equivalente di un default”. Le Pen ha annunciato anche una serie di misure protezionistiche – come il canale privilegiato per le imprese francesi in materia di appalti di Stato, l’imposta sull’assunzione di lavoratori stranieri, il rifiuto di qualsiasi accordo di libero scambio, ma anche sgravi fiscali e aumenti di spesa pubblica, che diminuirebbe per effetto della minore partecipazione al bilancio dell’Ue.
FAVORITO MACRON, MA GLI INDECISI FARANNO LA DIFFERENZA
I sondaggi, avverte de-Muizon, “continuano a puntare verso una vittoria di Macron su Le Pen 65% a 35%. In un tale scenario, quasi un quarto degli intervistati nei sondaggi non rispondono. Fillon, nonostante le notizie di stampa delle ultimi due settimane, avrebbe battuto Le Pen 60% a 40%. Si noti che in questo caso, più di un terzo degli intervistati nei sondaggi non rispondono”. L’incertezza è sull’attitudine degli elettori di centro destra: se si spostassero verso Le Pen, il risultato potrebbe essere un testa a testa. E non è così improbabile visto che tra questi elettori Le Pen è percepita positivamente dal 28% di essi, contro il 21% totalizzato da Hamon. “Un quarto degli elettori di Fillon inoltre – spiega de-Muizon – supporterebbe Le Pen al secondo turno, un quarto si asterrebbe la metà andrebbe su Macron”.