Dopo una settimana di vacanza sulle Alpi, è impossibile non parlare delle elezioni presidenziali francesi quando sei un economista francese! Devo anche ammettere che queste elezioni stanno assumendo una forma teatrale tra sorprese, delusioni, annunci improvvisi e “rumours” […] Allo stadio attuale, le elezioni francesi ci terranno con il fiato sospeso fino all’ultimo, soprattutto fino al primo turno. Tutto ciò vale un’altra e-mail settimanale su questo argomento no? Let’s go!
La notizia che ha fatto più scalpore la scorsa settimana è stata l’alleanza offerta dal Demo-Cristiano François Bayrou al candidato di centro-sinistra Emmanuel Macron. Si tratta di una buona notizia per Macron visto che la candidatura di Bayrou avrebbe frammentato gli elettori di centro, e anche per i mercati poiché riduce la probabilità del candidato socialista Hamon di qualificarsi al secondo turno senza una candidatura congiunta con il candidato di estrema sinistra Mélenchon.
A seguito di ciò, Macron ha preso piede nei sondaggi che lo danno al secondo turno con Marine Le Pen. Ma, come abbiamo sottolineato in passato, circa il 60% degli elettori che hanno dichiarato di voler votare per Macron potrebbe cambiare idea. Per questo, i sondaggi non riflettono la corsa più serrata rispetto a Fillon, che beneficia di una base elettorale molto più affidabile. In più, Macron sta iniziando solo ora a rendere noto il suo programma e la comunicazione su tali temi è, a partire da ora, fondamentale.
Per esempio questa settimana, Macron ha reso noti alcuni aspetti del suo programma economico. Ha annunciato un aumento di 50 miliardi di euro nell’investimento pubblico e tagli fiscali sia per le famiglie che per le società pari a 20 miliardi di euro. Macron ha, inoltre, promesso un taglio di 60 miliardi di euro nella spesa pubblica. Non capiamo come una tassa sui combustibili fossili o un aumento della CSG (una tassa sia sul consumo che su i guadagni in conto capitale) possa impedire al disavanzo fiscale di aumentare. Il programma di Macron rimane tuttavia meno ambizioso del programma di Fillon in merito alla riduzioni della spesa pubblica e porterebbe ad una minore riduzione delle tasse societarie.
Fattore positivo per Macron, la procura venerdì sera ha annunciato che andrà avanti con l’inchiesta su Fillon. Il giudice istruttore può decidere di non proseguire con l’inchiesta, di condannare Fillon oppure di istituire un processo. Non c’è una tempistica precisa e l’inchiesta potrebbe prolungarsi per mesi, senza giungere ad una conclusione prima delle elezioni. C’è il rischio che questo nuovo scenario possa mettere a repentaglio la campagna elettorale di Fillon.
In generale, gli spread sovrani sono diminuiti dopo l’alleanza Bayrou-Macron. Le negoziazioni tra Hamon e Mélenchon continuano, ma rimaniamo scettici su una loro alleanza, che non si traduce, a nostro avviso, in una mera somma dei voti dei singoli candidati poiché alcuni elettorali di sinistra più moderati potrebbero votare per Macron in uno scenario di questo tipo.
A prescindere dallo scenario, l’incertezza politica relativa a tale elezione preverrà nei prossimi due mesi. Questo potrebbe spiegare il motivo per cui alcuni investitori non hanno riiniziato ad investire in Europa nonostante il solido momentum economico. Come mostrato dal nostro analista Arnaud Giblat suidiversified financials (grafico in basso) gli investitori sembrano preferire i titoli americani e gli asset dei paesi emergenti in un’ottica di diversificazione globale. Ci sono stati, invece, degli ‘outflows’ dai mercati azionari europei dall’inizio dell’anno.
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