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Le guerre di religione di Pierluigi Battista: matrimonio gay, aborto e fine vita

Per arrivare ad una legge sui temi “eticamente sensibili”, Pierluigi Battista (vedi link) propone lo “spacchettamento” di un “nucleo di temi che davvero non sono negoziabili da altri in cui il compromesso è possibile e accettabile”. In detto nucleo inserisce l’aborto riconoscendo ai cattolici “il diritto … di ingaggiare una battaglia culturale e politica per impedire politiche che a loro giudizio violano la sacralità della vita”.

Tra i temi spacchettabili indica: “il riconoscimento delle unioni di fatto, eterosessuali e soprattutto dello stesso sesso” e “il fine vita o il testamento biologico”.

Battista si chiede: “ma cosa c’entra con il valore non negoziabile della vita” il riconoscimento delle unioni di fatto? Nulla, obiettivamente.

Con il principio e criterio della “sacralità della vita” c’entra, però, la legge sul fine vita o sul testamento biologico. Il fatto che un accorto commentatore come Battista non se ne renda conto evidenzia, a mio avviso, la debolezza della sua proposta.

Per taluni, quelli che lui chiama “temi eticamente sensibili” non sono solo “temi” ma investono e sono “principi fondamentali”, ossia principi su cui si fonda l’uomo e la vita umana, principi che esprimono la legge/diritto naturale.

E’ evidente che la nascita (aborto) e la morte (fine vita e testamento biologico) sono due momenti essenziali e costitutivi della vita umana. Come tali rientrano nel concetto di sacralità della vita. Come tali rappresentano valori e, prima ancora, principi non negoziali. Come tali non possono – diversamente da quanto propone Battista – essere differentemente gestiti alla ricerca di un compromesso politico (la legge naturale è “l’orizzonte normativo nel quale l’ordine politico è chiamato a muoversi. Essa definisce l’insieme dei valori che appaiono come umanizzanti per una società”, così la Commissione teologica internazionale del Vaticano, vedi link).

Ma, a ben vedere, questo ragionamento si ripropone anche per le unioni di fatto. “Il matrimonio gay fa paura?”, provoca Battista. Sì, certo il matrimonio gay a chi crede nella legge/diritto naturale fa paura. Ma solo per il predicato.

Il “matrimonio” è l’istituto religioso, e poi civile, che lega un uomo ed una donna che intendono unirsi per creare una famiglia. Elemento costitutivo – che, ancora oggi, è in grado di inficiarne la validità – è la riserva o l’incapacità di procreare (semplifico). Tanto ci è stato tramandato dalla storia. Ma tanto è “ordine naturale” in quanto funzionale alla prosecuzione della specie: tutti nasciamo da un uomo e da una donna!

E’, allora, evidente che il matrimonio gay faccia paura: fa paura in quanto non naturale. Ecco perché anche il tema dei matrimonio gay è riconducibile nel nucleo duro dei valori non negoziabili.

Ecco perché la proposta di Battista è debole.

Ma mi chiedo perché mentre introducendo la proposta ha fatto riferimento alle “unioni di fatto” e, tra queste, anche a quelle “eterosessuali”, poi nel commentare parli solo di  “matrimonio gay”?

Forse, per riuscire ad aprire la strada ad un, invero non facile, compromesso politico sarebbe opportuno, anzitutto, chiarirsi di cosa si parla e quale obiettivo ci si prefigge. Perché, a tutta evidenza, il riconoscimento delle unioni di fatto, eterosessuali e omosessuali, non necessariamente richiede il matrimonio alla Zapatero (aml).

P. Battista “Proposta contro le guerre di religione” Corriere della Sera 18 gennaio 2012

(a proposito di “equivoci” : so che il titolo non lo fanno i commentatori, ma mentre mi è chiara quella dei cattolici non comprendo, ancora, quale sia l’altra religione…)

(http://www.corriere.it/opinioni/13_gennaio_18/battista-proposta-contro-guerre-religione_f07fa3ea-6152-11e2-8866-a141a9ff9638.shtml

Vaticano – Commissione teologica internazionale “Alla ricerca di un’etica universale: nuovo sguardo sulla legge naturale”

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_con_cfaith_doc_20090520_legge-naturale_it.html



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