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Io, Renzi e i renziani del Pd

A Roberto Giachetti le etichette non piacciono. E tanto meno quella di candidato parlamentare del Pd in quota renziana. La sua storia politica è lunga, parte dai movimenti studenteschi, passa dal Partito radicale ai Verdi fino ad approdare nella Margherita, nell’Ulivo e infine nel Pd. In mezzo tante battaglie combattute in prima linea, con i tanti scioperi della fame, l’ultimo a novembre per protestare contro il Porcellum. Alle indiscrezioni di stampa che lo dipingono come “coordinatore politico” dell’area vicina al sindaco di Firenze risponde con una risata. E a Formiche.net spiega: “Ho appoggiato per mille ragioni Renzi alle primarie ma non sono portato ad agire in base a logiche correntizie. E penso che neanche lo stesso Renzi ragioni in questo modo. Io sono stato chiamato per dare a questo gruppo di ragazzi che faranno il loro esordio alla Camera (i 17 candidati di Matteo Renzi nel listino bloccato del Pd) informazioni, suggerimenti vista la mia esperienza in Aula. Ma non ci sono correnti renziane dentro al Pd.

Onorevole, in molti, come il suo “collega” Mario Adinolfi, hanno criticato Renzi per non aver fatto valere il risultato delle primarie. Diciassette candidati non sono pochini per uno arrivato al 40%?

Capisco tutti, si tratta di un problema umano. Io, anche se sapevo di partire svantaggiato, ho scelto di partecipare alle primarie dei parlamentari e ce l’ho fatta. Molti altri hanno fatto un’altra scelta e la comprendo. Il listino aveva come obiettivo quello di riequilibrare le varie componenti ma ha lasciato fuori persone come Andrea Sarubbi e Roberto Della Seta ed è stato uno sbaglio del partito non candidarli. Ma Matteo ha una visione del partito diversa dalla logica del bilancino, ha un approccio alla politica che non si basa sulle poltrone. E per i posti che aveva a disposizione nel listino ha optato per tutte persone nuove, senza esperienza parlamentare precedente. Una scelta apprezzabile.

Forse non esisterà una corrente renziana dentro al Pd, ma che ne sarà di tutti i renziani tra gli elettori delle primarie?

Questo è un problema del Pd più che di Renzi. E’ compito del partito farsi carico in modo lungimirante delle istanze di rinnovamento della politica che lui ha rappresentato. Di certo, io sono tra coloro che pensano che far passare le posizioni di Stefano Fassina dalla mattina alla sera, più che convincere nuove persone, le allontani.

Ieri in un’intervista al Messaggero, Renzi ha ribadito il suo impegno per questa campagna elettorale a fianco di Bersani. Ma in molti hanno sottolineato la sua sostanziale assenza finora nella battaglia, per alcuni addirittura strategica…

Renzi ha detto di essere a disposizione del partito ma è il Pd che deve stabilirne i modi, che deve decidere quale potrebbe essere il contributo migliore per incidere sul voto. Se lo facesse di sua spontanea volontà, poi magari sarebbe accusato di protagonismo. Sicuramente fino ad ora  è stato abbastanza sottovalutato mentre il suo apporto, soprattutto in regioni in bilico come la Lombardia, sarebbe molto utile.



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