Bitcoin da record: sulla piattaforma BitStamp è arrivato a scambiare a 1.298 dollari, contro i 1.233 dollari del valore di un’oncia d’oro. “Il valore simbolico di questa notizia è molto evocativo: fin dall’introduzione sul mercato bitcoin è stato presentato come una sorta di oro virtuale e c’era quest’idea che potesse gareggiare anche in valore con l’oro fisico, in quanto strumento di riserva e di pagamento”, dice a Formiche.net Luca Fantacci, professore di storia economia all’Università Bocconi e co-autore del libro “Per un pugno di bitcoin. Rischi e opportunità delle monete virtuali”.
Un valore dunque solo simbolico?
Si tratta di una soglia psicologica, ma io sarei cauto rispetto all’interpretazione che questa innovazione tecnologia in campo monetario nata per sovvertire un ordine millenario abbia vinto la sfida per il solo fatto che valga più dell’oro.
Facciamo un piccolo passo indietro: cos’è bitcoin?
In comune con l’oro bitcoin ha la caratteristica di essere uno strumento di riserva che costa poco detenere e ha la funzione di bene rifugio. Inoltre è uno strumento di pagamento internazionale, anonimo e non tacciabile basato sulla tecnologia blockchain.
Quali sono le ragioni per cui il prezzo è schizzato in maniera così forte?
La ragione principale a mio avviso sta nella sua natura speculativa: insomma bitcoin è nato con la pretesa di essere un contante digitale, ma nella pratica è trattato come un asset che si compra sul mercato per rivenderlo e fare alpha. Nell’attuale clima di incertezza, che coinvolge anche le valute e le rende volatili e mette in dubbio il ruolo del dollaro come valuta di riferimento internazionale, bitcoin diventa un’opzione. E anche un mezzo per travalicare le barriere della tendenza alla diffusione del protezionismo.
Pensa che il valore continuerà ad aumentare?
Il mercato è così sottile che appena aumenta la domanda il prezzo schizza e non mi meraviglierei a vederlo crollare così come è balzato. Non credo sia un trend destinato a proseguire.
Continua a pensare, come ha scritto nel sul libro, che sia uno strumento di pagamento inaffidabile?
Continuo a pensarlo. A differenza delle monete bitcoin è disponibile in quantità limitata secondo un algoritmo che ne stabilisce l’erogazione (che arriverà a 21 milioni di pezzi nel 2030, ndr) ed è il motivo per cui appena aumenta la domanda, aumenta anche il prezzo. Basandosi su una offerta scarsa, bitcoin non funziona come moneta perché non asseconda la crescita degli scambi con un’espansione dei mezzi di pagamento disponibili.
Una moneta che di fatto non può essere usata per fare politiche espansive: ed è quasi una contraddizione in termini che qualcosa di digitale sia legato alla scarsità dell’offerta…
L’innovazione tecnologia che sottende a bitcoin consiste proprio nell’aver riprodotto un principio di scarsità nell’ambito digitale che è caratterizzato dal low cost e dall’accessibilità totale: e questa innovazione è ciò che la rende interessante. Come la tecnologia blockchain sottostante che è suscettibile di usi non monetari e si basa su un registro: una sorta di libro contabile distribuito su tutti i nodi della rete e dotato di un sistema di crittografia che rende i pagamenti non tracciabili e allo stesso tempo i movimenti inalterabili. Un sistema dunque molto sicuro. Peccato che non funzioni.