La Cina insegue tre obiettivi inconciliabili (una rapidissima crescita economica, una rapidissima crescita militare e l’aumento della propria influenza globale) scrive Edward Luttwak nel suo ultimo saggio “Il risveglio del Drago”. Per l’analista statunitense la volontà della leadership cinese di perseverare verso i traguardi stabiliti ha già spinto forze compensatorie che si dovrebbero saldare attorno a Washington.
Escluso il ricorso a confronti militari e nel peggiore dei casi nucleari, verso cui da tutte parti c’è ritrosia, secondo Luttwak, la strategia migliore sarebbe un confronto geo-economico. Nel saggio che vorrebbe dare la linea al Pentagono 17 pagine sono dedicate all’Australia, 11 alle Filippine, appena 3 alla Russia, nota il corrispondente a Mosca di Business Insider, John Helmer. Proprio la Russia è, secondo il Helmer, l’anello debole della teoria di Luttwak.
Se ad esempio, nel tentativo di rallentare la crescita cinese, l’Australia, che negli scorsi mesi a presentato la propria strategia per il secolo asiatico in cui si enfatizza l’alleanza con gli Usa e il rispetto con Pechino, dovesse sospendere le esportazioni di materie prime verso la Cina, sarebbe proprio Mosca a prendere il posto di Canberra, con conseguente aumento dei prezzi.
Senza contare che nella dottrina strategica del Cremlino embarghi, sanzioni finanziare e blocchi navali sono considerati alla stregua di azioni di guerra che pertanto devono essere decise da organismi a livello internazionale, come il Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove Pechino a diritto di veto.
Nota ancora Helmer che nella strategia di Luttwak il posto della Cina nell’asse con Mosca potrebbe essere preso dal Giappone. Tuttavia questa ipotesi non tiene conto né delle passate relazioni tra i due Paesi, in particolare la vittoria contro i russi della Marina militare nipponica nel 1905 e la conseguente memoria della disfatta, né delle priorità del Cremlino che considera ancora gli Usa e i suoi alleati come i principali antagonisti. La Nato è infatti l’unica minaccia citata per nome nella dottrina militare pubblicata a febbraio del 2010, mentre nella dottrina navale del luglio 2011 si fa riferimento all’importanza delle coste del Pacifico, un riferimento implicito alla Cina che tuttavia compare anche tra gli alleati per prevenire il rischio di confronti militari.
Quello che dimentica Luttwak, conclude il corrispondente a Mosca di BI, è la già ben avviata relazione sino-russa nel campo della sicurezza e della cooperazione che forse né i ripensamenti dei giapponesi nelle dispute sulle isole Curili né su contratti disattesi in campo energetico potranno sostituire.