È la prima volta che la London school of Economics and Political science sigla un accordo con un’università italiana. L’altra metà del sodalizio è Link Campus University. Primo step? Uno studio sull’ìmpatto della Brexit. Ecco tutti i dettagli.
LA FIRMA
A firmare la collaborazione, ieri, nella sede dell’ateneo capitolino, Vincenzo Scotti (in foto), presidente di Link Campus University e Adam Austerfield, director of Global Market Development di Lse Enterprise, alla presenza, fra gli altri, di Michael Cox, direttore di Lse Ideas e professore di Relazioni Internazionali presso la Lse, Franco Frattini, presidente del Corso in Studi Strategici e Scienze Diplomatiche e presidente di Sioi, Vincenzo Amendola, sottosegretario di Stato del Ministero degli affari esteri e Cooperazione internazionale, Marco Mancini, capo dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca del Miur e Julia Black, pro direttore per la Ricerca presso Lse.
LE INTESE
La sinergia prevede un ampio ventaglio di attività di ricerca, didattiche e di consulenza, come sottolinea Scotti: “Si tratta di un accordo ricco di progetti concreti, che partiranno subito: Link Campus ospiterà docenti e corsi di Lse e i nostri professori potranno far ricerca a Londra”, ma gli scambi riguarderanno anche gli alunni, il tutto con l’ottica di favorire studi congiunti su temi di reciproco interesse. Il primo capitolo della collaborazione non poteva che essere centrato su Brexit: verrà istituito un tavolo di lavoro italo-britannico sul referendum inglese, per avviare un confronto e valutarne l’impatto nello scacchiere globale.
PARLA SCOTTI
“La nostra vocazione è sempre stata quella di creare un’università a vocazione internazionale nell’area degli studi sociali. Stiamo mettendo in piedi una rete con le grandi università del mondo, dalla Russia all’America Latina, alla Cina, ma il rapporto con Lse è cruciale per Link Campus, anche per la visione che anima questo accordo, che si proietta sul Mediterraneo, sul Nord Africa e sul centro Europa”, ha proseguito il presidente. La collaborazione, infatti, sarà estesa anche a progetti educativi a favore delle vicine aree strategiche, per gli studi che riguardano gli ambiti economico – strategici di diplomazia e sicurezza, anche attraverso una summer school che verrà organizzata nella capitale, mentre il 5 maggio prossimo verrà presentato l’accordo con l’Università Lomonosov di Mosca.
LE ATTIVITA’ IN COMUNE
La partnership con la London School of Economics – seconda ad Harvard tra le università del mondo nella QS Top Universities del 2015 per le scienze sociali – “non è solo una collaborazione fra due università”, ha sottolineato Marco Mancini, capo dipartimento per la Formazione superiore e per la Ricerca del Miur, “ma rappresenta un legame aperto fra due capitali e un’ispirazione forte per l’internazionalizzazione del sistema Italia e della sua istruzione”. L’intesa è, dunque, il coronamento di una “lunga storia di relazioni con l’Italia”, spiega Adam Austerfield, director of Global market development di LSE Enterprise (la divisione esecutiva dell’università londinese, che ha sviluppato il protocollo), “abbiamo molti phd italiani e stiamo aprendo un portfolio di attività con il Paese, anche per approfondire i temi attinenti al futuro dell’Europa, come il populismo. Intendiamo portare il senso globale di questi temi nel progetto, non solo per gli studenti, ma per diffondere idee e fare ricerca”.
COSA DICE LSE
Michael Cox, direttore di Lse Ideas e professore di Relazioni internazionali presso Lse ha sottolineato il significato profondo dell’iniziativa, utile a creare legami fra nazioni e popoli partendo dall’istruzione, in un momento storico in cui muri economici, politici e identitari talvolta sembrano riscuotere più successo di reti e connessioni: “Lse è nata nel 1995 con l’obiettivo di dare prospettive globali, questa intesa dunque si inserisce nel solco di una tradizione che continua. Il mondo si sta frammentando e fra il protezionismo degli Stati Uniti, le possibili barriere nazionali e Brexit, le divisioni in questo momento sono molte. Sono in corso negoziazioni complesse e come cittadini d’Europa abbiamo il dovere di impegnarci affinché le relazioni crescano e si rafforzino”.