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Ecco che cosa sta succedendo a Mps

Pier Carlo Padoan mps

Se il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan si è detto ottimista sul salvataggio di Mps, l’iter verso la ricapitalizzazione precauzionale non può ancora dirsi in discesa. Secondo quanto appreso da MF-Milano Finanza in ambienti vicini alla banca senese, il principale elemento di incertezza oggi è rappresentato dall’esito dell’ispezione Bce sui crediti, sia performing che non. L’esame è durato nove mesi, dal giugno 2016 al febbraio scorso, e si è focalizzato sulla classificazione, sui livelli di copertura e sul valore delle garanzie di alcuni portafogli creditizi alla data del 31 dicembre 2015. Questo significa che l’impatto sui libri contabili andrà poi allineato ai valori attuali. Alla data di approvazione del bilancio la fase di cosiddetta on site inspection si era già conclusa, ma la banca restava in attesa di conoscere gli esiti definitivi.

Per questa comunicazione non c’è una scadenza precisa, ma la sensazione è che i tempi possano essere rapidi. Il che consentirebbe a Mps di recepire le richieste di Bce già nella semestrale, colmando il gap individuato dal team ispettivo e preparandosi così al deconsolidamento degli stock. Non sarà soltanto un passaggio di natura contabile, ma un elemento chiave per valutare la solvibilità della banca. La disciplina europea (direttiva Brrd) prevede infatti che alla procedura di ricapitalizzazione precauzionale vengano ammessi soltanto istituti solvibili, cioè in linea con i requisiti patrimoniali minimi.

La possibilità insomma che le nuove coperture deprimano eccessivamente il capitale e mettano in forse il salvataggio esiste, anche se chi sta lavorando al piano lo ritiene un rischio molto remoto. Di certo l’esito dell’ispezione sarà decisivo per definire il fabbisogno patrimoniale della banca e dunque l’impegno richiesto ai privati e al Tesoro. Tenendo comunque presente che la Brrd vieta di coprire perdite pregresse o previste con capitali pubblici. L’articolo 32 della direttiva prevede infatti che la ricapitalizzazione precauzionale non venga utilizzata «per compensare le perdite che l’ente ha accusato o rischia di accusare nel prossimo futuro» e debba invece limitarsi a «far fronte alle carenze di capitale stabilite nelle prove di stress». In buona sostanza per coprire le perdite derivanti dalla svalutazione dei crediti la banca non potrà usare l’intervento pubblico, ma dovrà quindi ricorrere al patrimonio netto e alle risorse derivanti da operazioni di liability management.

La ricapitalizzazione precauzionale scatterebbe invece subito dopo per ristabilire i coefficienti patrimoniali della banca e metterla in linea con le richieste formulate di Bce. I consulenti al lavoro per la banca senese (Mediobanca, Lazard, Oliver Wyman, McKinsey e Bonelli Erede) sono insomma orientati verso un’operazione in due tempi, che preveda prima il deconsolidamento e la copertura delle perdite e poi l’ingresso dello Stato nel capitale attraverso la ricapitalizzazione precauzionale. Il tutto comunque non potrà essere definito nei dettagli finché non si conoscerà l’esito dell’ispezione Bce.

Maggiori certezze ci sono invece a riguardo della modalità di deconsolidamento degli npl. Secondo quanto risulta, in tempi brevi gli advisor potrebbero inviare agli investitori i teaser, cioè le lettere di invito, passo iniziale del processo di dismissione. Già oggi il dossier è nel radar di alcuni grandi investitori internazionali specializzati nel mondo distressed come Cerberus, Pimco, Apollo e Fortress, ma altri soggetti potrebbero aggiungersi. È insomma possibile che le offerte non vincolanti siano particolarmente numerose, mentre la scrematura avverrà per quelle vincolanti. Mps ha insomma deciso di deconsolidare subito gli oltre 28 miliardi lordi di non performing loan attraverso un’operazione già impostata.

Nelle scorse settimane era stata presa in considerazione la possibilità di cedere anche gli incagli, allargando notevolmente lo stock, ma al momento sembra che questa possibilità non sia più prevista. La rinuncia allo strumento della cartolarizzazione sembrerebbe invece dettata dalla necessità di chiudere al più presto l’operazione. Anche se con servicer esperti una Gacs può essere completata in tempi ragionevoli, la sensazione è che l’Autorità di vigilanza non voglia perdere altro tempo dopo il fallimento del piano di Jp Morgan.

(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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