Si continua a penalizzare i pensionati italiani! In Europa i pensionati pagano meno tasse che in Italia.
Esempio: chi percepisce 20 mila euro lordi l’anno, non certamente una pensione d’oro, paga da noi 4 mila euro l’anno di tasse, in Spagna 2 mila euro; in Inghilterra ed in Francia mille, in Germania solo 39 euro. Eppure nel corso di un convegno tenuto alla Luiss il 22 marzo due professoroni hanno proposto di introdurre in Italia.
La risposta alla mancanza di politiche in grado di rilanciare l’occupazione non può essere una nuova gabella sulle pensioni che nel nostro Paese vengono tassate come reddito dipendente. Anche perché le pensioni sono state già penalizzate negli ultimi 9 anni da reiterati blocchi della perequazione che hanno determinato l’abbattimento del 20 – 25 % del loro potere d’acquisto.
Mettere in campo un intervento normativo organico e porre la questione giovanile al centro dell’agenda politica (come chiede la Fondazione Visentini) è senz’altro condivisibile ma è sbagliato pensare che crescita e sviluppo possano nascere penalizzando chi per anni ha versato i contributi. Più che un patto tra generazioni si verrebbe a configurare il solito a danno di chi ha investito per anni e anni nel proprio lavoro.
Introdurre in Italia un “contributo solidaristico da parte di chi gode delle pensioni più generose” alimenterebbe dunque soltanto una del welfare che nulla ha a che vedere con l’etica. Il futuro dei giovani si conquista con politiche del lavoro e investimenti mirati non con l’erosione delle pensioni e con un nuovo, l’ennesimo, prelievo forzato.