Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Riccardo Ruggeri apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
Clamoroso a Londra, fratelli coltelli fra gli ottimati. Una piccola soddisfazione personale, da cittadino imprestato al giornalismo: al di là della perfezione stilistica e dell’eleganza di esposizione considero da tempo, e lo scrivo, la grande stampa anglosassone e centro-nord europea totalmente “embedded” al potere e agli interessi economici dei loro Paesi, affascinante come linguaggio, inaffidabile come contenuti.
Il Financial Times pubblica un pezzo del suo vice direttore Münchau sull’Italia del 2012, ricordando alcune ovvietà, che noi cittadini conosciamo perfettamente: gli indicatori sono lì a dimostrarlo, l’anno dei professori è stato un anno, se non vogliamo dire negativo per rispetto verso l’impegno, quantomeno “neutro”. Se leggi i “numeri” dell’azienda Italia al novembre 2011 e li confronti con quelli del dicembre 2012, deduci che, se il Paese era “tecnicamente fallito” allora, lo è tuttora.
Sosteneva poi che Monti “non è l’uomo giusto per guidare l’Italia” confermando un’ovvietà: stante i sondaggi l’85% degli elettori ne è convinto, a Monti preferisce non solo la coppia Bersani-Vendola ma anche quella Berlusconi-Maroni. Il nostro Premier si inalbera, telefonate, interviste, stilettate verso Londra. Il direttore del Financial Times, in 24 ore, “scarica” il suo vice, nel frattempo descritto come un “tedesco” (ci sarà mica una sfumatura di razzismo?) talmente ossessionato dalla Merkel da attaccare tutti quelli, come Monti, che collaborano con lei. Il FT, per ricuperare il suo status di embedded sfuggitogli per 24 ore, trasforma il povero Münchau in un “poveretto”, si lancia in varie sgradevolezze su noi italiani, dandoci degli “abbindolabili” e altre british volgarità. Un povero giornale.
Fermiamoci qui. Stante l’età e una serena valutazione delle qualità professionali e morali dei giovani giornalisti italiani mi sento di consigliare i miei colleghi a riflettere a lungo su questa oscena vicenda etico-professionale anglo-italiana: continuate a leggere FT (e similari) esclusivamente per migliorare l’inglese e le tecnicalità espositive, ma mi raccomando ragazzi fermatevi lì, siate seri, perché questo è un mestiere serio.