Quale strategia si sta seguendo per la costruzione di un soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale e riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel Partito Popolare Europeo? Un PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori: Adenauer, De Gasperi, Schuman, alternativo alle sinistre e alle destre e negli anni duemila, alternativo al trasformismo renziano e ai populismi estremi.
In questa nota, provo a rispondere ad alcuni rilievi pervenutimi circa la strategia e le azioni più appropriate da compiere nel perseguimento dell’obiettivo prioritario sopra indicato.
Da tempo sostengo come, nella drammatica anomia che sta vivendo la società italiana, con gravi rischi che essa possa sfociare in una cruenta rivolta sociale, sia necessaria la formazione di un nuovo soggetto politico nel quale risulti essenziale la presenza della cultura cattolico- democratica e cristiano sociale, da troppo tempo e oggi, ancor più’, ridotta all’irrilevanza. A tal fine l’azione che da anni propongo tenta di svilupparsi per cerchi concentrici, su piani e con strumenti diversi che, almeno mi auguro, possano trovare una loro compatibile ricomposizione in grado di offrire una nuova speranza all’Italia con delle risposte concrete “alle attese della povera gente”.
Primo cerchio: l’unità dei “ DC non pentiti”. Un obiettivo per il quale è stato riconfermato a perseguirlo l’amico Gianni Fontana, Presidente della Democrazia Cristiana, eletto il 26 febbraio scorso nell’assemblea dei soci DC all’Hotel Ergife di Roma, che il giudice del Tribunale di Roma ha legittimato per le procedure giuridiche seguite. A Gianni Fontana spetta il compito di preparare celermente le condizioni per svolgere correttamente il XIX^ Congresso nazionale della DC.
A Fontana e al gruppo dirigente che lo coadiuverà, quello di riportare a unità tutte le frantumate formazioni che, a diverso titolo e responsabilità, e con alterne fortune, traggono origine e/o fanno riferimento alla storia politica della DC . Mi riferisco agli amici dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro, del NCDU di Mario Tassone e Ivo Tarolli, dell’UDC di Cesa e Buttiglione, dei Popolari liberali di Giovanardi, attualmente impegnati con “Idea, Popolo e Libertà”, e con quanti, come l’On Follini e altri, che hanno sperimentato una più o meno lunga stagione nella Margherita e nel PD, sentono la necessità di ricollegarsi agli amici di una non effimera vicenda politica comune. Sensibilità antiche e fortemente riproposte sono anche emerse in diverse realtà di matrice popolare e democratico cristiana in Puglia, nella Sicilia e nel Friuli V.Giulia. Anche da amici dell’ex NCD, oggi in smobilitazione, ci auguriamo possano venire coraggiosi ripensamenti. Sono tutte energie disponibili per allargare quell’area cattolico popolare così decisiva nella costruzione del nuovo soggetto politico.
Serve, infatti, una convinta riaggregazione sui valori di riferimento della dottrina sociale della Chiesa, del Popolarismo e del Cattolicesimo democratico per la ricerca delle soluzioni più compatibili per attuare la Costituzione, per tutelare i Diritti dei Cittadini nel perseguimento del bene comune; una riaggregazione che sia fondata su un codice etico condiviso, nei principi e nei comportamenti pubblici e privati coerenti.
In questo contesto, considero i “Liberi e Forti” e tutti gli altri Amici, precedentemente richiamati, il “nucleo fondante” di una possibile casa comune per tutti i cittadini: cattolici, popolari, moderati e laici italiani cristianamente ispirati, i quali intendano impegnarsi a tradurre nella “città dell’uomo” gli orientamenti della dottrina sociale cristiana. La rete dei rapporti si collega strettamente a tutti gli Amici dell’Appello di Rovereto “Ai tanti in prima linea” che hanno iniziato il percorso politico due anni fa nella casa del Beato Rosmini, grazie all’intuizione di Ivo Tarolli, da me convintamente sostenuta e da vari esponenti di movimenti, gruppi, associazioni di ispirazione cattolica, che sentivano e sentono l’urgenza di superare la drammatica diaspora politica del mondo cattolico e che puntano a costruire una ricomposizione su basi nuove, secondo la formula del “vino nuovo in otri nuovi”.
Credo che tra le due importanti iniziative, quella della DC e dei movimenti e partiti che attorno ad essa si possono ritrovare e quest’ultima, avviata con la tre giorni dei popolari a Padova, Salerno e a Roma del 25 u.s. alla Bonus Pastor, un incontro e un serio confronto sia non solo opportuno, ma indispensabile, se non si vogliono disperdere le risorse che da ciascuna di esse possono provenire ed essere meglio valorizzate.
Se, da un lato la ricomposizione del vasto e articolato mondo cattolico, quel fiume carsico disperso in mille rivoli, è un prius, da perseguire senza tentennamenti, sino a giungere ad organizzare una nuova Camaldoli per il XXI^ secolo, dall’altro é evidente che anche la gerarchia cattolica dovrà riconoscere con più forza e determinazione la drammatica realtà dell’attuale perdurante divisione. Oltre ai pronunciamenti di coraggiosi Vescovi, come Mons. Crepaldi e Mons. Simoni e, come quelli che il cardinale Giovanni Battista Re e Mons. Toso, hanno espresso nettamente sabato scorso alla Bonus Pastor, rivolgendosi agli interpreti dell’appello di Rovereto, a sostegno della ricomposizione politica del mondo cattolico, sarebbe necessario un chiarimento strategico nella stessa CEI.
Anche dalla CEI ci attendiamo, infatti, linee guida unitarie per l’intera realtà episcopale delle diocesi italiane, senza le quali non saranno sufficienti gli sforzi di noi laici per superare l’attuale irrilevanza dei cattolici sul piano politico e culturale.
Consapevoli del dovere di operare nella città dell’uomo, sul piano dell’assoluta laicità e autonoma responsabilità, crediamo, tuttavia, che nella Chiesa italiana sia giunto il momento di prendere coscienza di un’ incontrovertibile verità: dalla “scelta religiosa” in passato compiuta dall’Azione Cattolica Italiana, la fine dei collateralismi dei movimenti operanti nel sociale e la scelta ruiniana della testimonianza diffusa e trasversale nei diversi schieramenti partitici, con la Chiesa senza più strumenti di mediazione esterni con le istituzioni, la condizione attuale del cattolicesimo italiano, lungi dall’aver perseguito una più vasta partecipazione religiosa dei fedeli o un incremento significativo nell’associazionismo di base, si è ridotta all’afasia e alla diffusa e totale irrilevanza nelle istituzioni.
Perseguendo in via prioritaria l’unità possibile dei cattolici su una piattaforma programmatica e di valori nella politica italiana, è evidente che non possiamo restare indifferenti a ciò che accade attorno a noi, anche in considerazione delle scadenze dei tempi della politica, che non aspettano quelli a noi necessari per la nostra ricomposizione.
Da molte settimane, molti di noi guardano con interesse a ciò che dal fronte laico e liberale si sta muovendo, in particolare nel movimento “Energie per l’Italia” guidato da Stefano Parisi, nel quale già diversi amici popolari stanno trovando positive forme di collaborazione su temi specifici; così avviene nei confronti delle esperienze già avviate con la formazione del Comitato dei Popolari per il NO al referendum costituzionale e un’ampia sintonia verificata con gli amici della Confederazione di Sovranità Popolare che ha i suoi mentor nel Prof. Paolo Maddalena e Padre Quirino Salomone, con il Presidente Giovanni Tomei ed Eleonora Mosti VP, con Leonardo Triulzi (Segretario) e vede tra i membri del Comitato Scientifico, Alessandro Diotallevi e Antonino Giannone (VP di ALEF), e tra gli altri qualificati esponenti, gli amici: Luigi Intorcia, Giuseppe Morelli, Emanuela Bambara ed Elvio Covino (pres. Società e Famiglia)
Con loro non possiamo che condividere l’obiettivo strategico di attuare pienamente il dettato costituzionale, quale conditio sine qua non per riconfermare la piena sovranità popolare e batterci per introdurre politiche economiche alternative a quelle imposte dal dominante turbo capitalismo finanziario; politiche ispirate dai principi dell’economia sociale di mercato e dell’economia civile.
Sono queste le tappe indispensabili da compiere, declinando i tempi in funzione del grado di maturazione del nostro processo di ricomposizione e delle scadenze che le vicende della politica nazionale e locale ci presentano, nelle quali vorremmo far valere i principi, i valori e gli interessi della nostra area di riferimento: morali, culturali , sociali e politici.