Giulia Bongiorno, una donna scomoda che vuole dare un senso di discontinuità.
Cosa penso io, un blogger outsider di origine laziale, della candidatura di Giulia Bongiorno a Presidente della mia regione, la regione Lazio, con la lista civica per Bongiorno Presidente, lista concordata con Monti e sostenuta da UDC e Fli. Il suo slogan: Facciamo Giustizia. Perché la Regione è uguale per tutti.
Partiamo da una premessa, Giulia Bongiorno è per tutti l’avvocato Bongiorno, una donna forte, determinata, che proviene dal mondo delle professioni, con alle spalle una importante attività parlamentare, ex presidente della Commissione Giustizia. Ma è anche una donna competente e attenta alle questioni sociali, non a caso ha creato la Fondazione Doppia Difesa Onlus con Michelle Hunziker. Una fondazione che assume iniziative dirette a focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su discriminazioni, violenze e abusi, che fornisce sostegno psicologico alle vittime di violenze, abusi e discriminazioni e offre loro assistenza legale. Una realtà che si pone al fianco delle donne e delle classi sociali più deboli.
L’avvocato Bongiorno è una donna impegnata, competente ed esigente. Quindi la domanda che sorge spontanea è: “E cosa ci fa una donna così competente alla Regione Lazio, luogo di perdizione tra videopoker, feste in maschera, auto, viaggi, cene e accessori tecnologici destinati ad uso personale acquistati con le carte di credito dei partiti? – E ancora – Si troverebbe spaesata o se la spasserebbe con loro?”. La risposta, senza alcun dubbio, è: “Si, si troverebbe spaesata”. Ma per fortuna la ruota gira, questi discutibili e discussi personaggi “politici” sono acqua passata e le cose possono cambiare.
La sua campagna elettorale si baserà sulla legalità e sulla giustizia. Contro gli sprechi e la corruzione. Dopo gli scandali al Consiglio regionale mi emoziona udire dalla sua voce le parole: “Vorrei dare un segno di discontinuità”. Di solito in politica si parla sempre di continuità: “Dobbiamo ricandidarci per la quarta volta, per la quinta volta, per la sesta volta, perché i punti del nostro programma non sono ancora stati realizzati del tutto. Siamo a metà del percorso. Dobbiamo dare continuità al nostro lavoro”. A metà del percorso? Sono passati 15 anni e che percorso è? Manco fosse un pellegrinaggio dall’Italia alla Cina…Mi rivolgo a questi maratoneti della politica, che sono in carica da più di 15 anni, almeno una volta arrivati, rimaneteci in Cina, non tornate più. Grazie.
Mai come in questo momento abbiamo bisogno di un segno di discontinuità. Da questi vecchi programmi, da questi vecchi partiti. Da questi vecchi esponenti politici. Da questi vecchi. Punto. La nuova comunicazione politica si muove sui social network. Su twitter gli hashtag più gettonati a sostegno della candidatura di Giulia Bongiorno sono #giuliapresidente, #bongiornopresidente, #ilbongiornosivededagiulia.
Ecco perché il 24 e 25 febbraio 2013 io voto Giulia Bongiorno. Ah, per chiarezza, questa non è una marchetta costruita appositamente per lei, è semplicemente quello che penso, senza alcun pelo sulla lingua. E i blogger fanno questo, osservano, commentano e trasmettono un’opinione, e questa è la mia opinione.
Vi lascio con una chicca, un discorso che ho ritrovato, risalente al 2007, in cui Giulia Bongiorno dimostra a me e a tutti, in modo insindacabile, quanto vale come donna e come professionista. In cui si comprende il suo pensiero e soprattutto il suo coraggio. Non è facile avere coraggio in questo sistema malato e in questa vita, in cui nessuno spreca del tempo a ragionare, ma cerca solo situazioni di comodo. Ecco, Giulia Bongiorno è una persona che non ha paura di ragionare e di affrontare situazioni scomode, e risolverle. Per questo motivo ritengo che lei sia un esempio per tutti coloro che aspirano ad un posto in politica, sia a livello regionale sia a livello nazionale. Il 24 e 25 febbraio 2013 io voto Giulia Bongiorno. La proposta alternativa al mare magnum della politica del mio territorio. L’unica proposta valida alla Regione Lazio:
“Nel corso di uno dei tanti colloqui che faccio per assumere collaboratori per il mio studio, ho conosciuto una giovane avvocatessa, bravissima. Dov’è il trucco, mi sono detta? Come mai una persona così brava è a spasso? Viste le mie insistenze, la brava avvocatessa ha ammesso: ho un figlio piccolo. E’ un problema? Mi ha chiesto. Non può essere un problema. Eppure, in uno studio sommerso di lavoro, ovviamente, una dipendente qualificata, che si assenti spesso per il bambino, tra malattie e vari piccoli imprevisti, può essere un handicap, questa è la verità. Inutile nascondercelo. Io che ho fatto? Mi sono fatta dire dove lavora il marito, una banca, e ho telefonato. Ho chiesto di parlare con il direttore e gli ho detto: io vorrei assumere questa persona, però voi mi dovete garantire che concederete anche al marito di assentarsi per le malattie del figlio, così da dividere l’onere tra me e voi. Altrimenti sarete responsabili della mancata assunzione di questa avvocatessa. E l’ho assunta”. (Cosa frena le donne al lavoro, cambia mondo 2.5, 27 ottobre 2007).
Questo vuol dire avere coraggio. Andare contro i cliché, i pregiudizi, le paure quotidiane di oggi. Non è da tutti avere coraggio.
Daniele Urciuolo – L’Alfiere