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Ecco il grosso grasso piano della Cgil per il lavoro con più tasse per (quasi) tutti

Crescita e sviluppo non ripartiranno se la politica non rimetterà al centro della sua azione il lavoro e la creazione di nuova occupazione. E’ questa la convinzione della Cgil, che, alla conferenza programmatica che si svolge al Palalottomatica a Roma oggi e domani, presenterà alle forze politiche che si candidano alla guida del Paese il suo piano di contrasto alla crisi e alla spirale recessiva. Un piano che su Formiche.net hanno già approfondito il blogger Mario Seminerio e l‘economista Giuseppe Pennisi.

Il Piano del lavoro punta a reperire risorse per 50-60 miliardi di euro in tre anni per fermare il declino, far crescere l’occupazione e la domanda interna, stimolare gli investimenti e far volare il Pil del 3,1% nel triennio 2013-2015 (+2,2% già quest’anno, +0,8% nel 2014 e +0,1% nel 2015).

Secondo la confederazione di corso d’Italia le risorse possono essere recuperate attraverso una riforma organica del sistema fiscale fondata su un recupero strutturale del reddito evaso; un allargamento delle basi imponibili; una maggiore progressività dell’imposizione tributaria che nel suo complesso può generare maggiori entrate per un ammontare di almeno 40 miliardi di euro annui. E poi con la riduzione dei costi della politica e degli sprechi e la redistribuzione della spesa pubblica, che possono produrre almeno 20 miliardi di euro di risparmi strutturali.

La Cgil pensa anche al riordino di agevolazioni e trasferimenti alle imprese, per recuperare almeno 10 miliardi; utilizzo di una parte delle risorse delle fondazioni bancarie; utilizzo programmato dei fondi europei; scorporo degli investimenti dai criteri di applicazione del patto di stabilità e crescita; utilizzo dei fondi pensione attraverso progetti per favorire la canalizzazione dei flussi di risparmio verso il finanziamento degli investimenti di lungo periodo, garantendone i rendimenti previdenziali.

La Cassa depositi e prestiti, sull’esempio della Caisse des Dépots francese, deve inoltre consolidare la missione di utilizzare le sue emissioni obbligazionarie di lungo e lunghissimo termine per attirare i capitali, oltre l’orizzonte temporale degli operatori tradizionali, su progetti di sviluppo e infrastrutturali per investimenti strategici e di lungo periodo sia per le pubbliche amministrazioni che per le società industriali, diventando così uno dei soggetti essenziali per la innovazione e la riorganizzazione del sistema paese.



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