Rientra la crisi finanziaria, ma servono tempi lunghi per la ripresa dell’economia reale. E protagoniste della ripresa restano le politiche delle banche centrali, che sostengono il duro ciclo ma che rischiano di dopare l’economia. Queste le conclusioni del rapporto di Congiuntura ref, Periodico di analisi e previsione.
“L’avvio del 2013 – si legge – è caratterizzato da segnali moderatamente favorevoli che indicano che la fase più difficile del ciclo internazionale è stata superata. Il fattore principale che guida la ripresa è costituito dalla riduzione del grado di avversione al rischio sui mercati finanziari. Tale riduzione riflette l’azione delle banche centrali avviata dalla scorsa estate e i progressi nella soluzione della crisi europea, in particolare la disponibilità della Bce a intervenire come prestatore di ultima istanza, l’intesa per una vigilanza bancaria comune e i progressi nella fase di aggiustamento dei conti pubblici dei paesi della periferia”.
I ritmi di crescita attesi “sono però modesti, ancora inferiori a quelli che avevano caratterizzato l’economia mondiale prima del 2007, segnalando come da un lato l’economia globale resti gravata da squilibri di fondo non ancora del tutto riassorbiti, e dall’altro come la tenuta del quadro economico sia ancora strettamente legata all’azione delle politiche monetarie”.
“La crescita dell’area asiatica – spiega il rapporto – si traduce in un recupero del commercio intra-area, mentre i flussi commerciali diretti verso i paesi occidentali crescono a tassi contenuti. Né la domanda Usa, né tanto meno quella europea, riescono a giocare il ruolo di traino della crescita mondiale”.
Le maggiori incertezze? Derivano dal fatto che la ripresa “risulta ancora troppo dipendente da politiche monetarie non convenzionali; qualsiasi accelerazione significativa del ciclo che dovesse condurci su un sentiero di crescita elevato si scontrerebbe con l’esigenza di rimuovere tali stimoli monetari. Gli effetti di un cambiamento di intonazione nelle politiche monetarie potrebbero così rivelarsi pesanti”.
Gli squilibri alla base della grande crisi degli ultimi anni “sono lungi dall’essere stati completamente riassorbiti, e questo richiede che ancora per molto alle politiche economiche sarà richiesto di operare in condizioni straordinarie, mantenendo i tassi d’interesse su livelli bassissimi allo scopo di assecondare la sostenibilità del debito di molti soggetti – imprese, famiglie, Stati – e quindi a garanzia delle istituzioni finanziarie che vantano tali crediti”, conclude il Rapporto.