La scuola italiana si sta evolvendo in scuola d’impresa per stare al passo con i tempi.
I giovani devono essere educati all’intraprendenza, alla proattività, alla tenacia e soprattutto alla pratica. Ecco perché l’Italia si prepara a colmare la differenza con gli altri paesi europei con il contributo del Ministero dell’Istruzione. Il MIUR ha messo sul piatto un finanziamento di oltre 800 milioni di euro in sei anni, per promuovere l’innovazione nella scuola e incentivare l’autoimpiego. Secondo l’ultimo rapporto di Eurydice l’Italia è un paese a forte vocazione auto-imprenditoriale. Con riferimento ai giovani che hanno avviato un’attività in proprio, il nostro paese mostra numeri da record: il 29,9% delle persone tra i 20 e i 29 anni ha un’impresa propria. Sono dati confortanti, che mi riportano all’inizio della mia carriera e lasciano ben sperare in relazione al futuro dei giovani italiani, che – malgrado ciò che molto spesso si dice di loro – hanno voglia di lavorare e ambizioni davvero interessanti, sia in ambito imprenditoriale sia all’interno delle aziende in cui operano.
Il programma del MIUR si articola in 3 fasi. Una prima fase, prevede l’inserimento degli studenti delle scuole superiori in percorsi di educazione all’imprenditorialità. L’obiettivo, dunque, non è solo quello di fornire una preparazione di base sui diversi modi di fare impresa, ma anche di incoraggiare lo sviluppo delle competenze trasversali. In quest’ottica, il contatto diretto con le imprese, aiuta a sostenere il percorso di educazione alla cultura d’impresa. I ragazzi impareranno a gettare le basi per arrivare al successo, ma impareranno anche a saper accettare i fallimenti. In particolare, verranno educati anche sulla responsabilità sociale dell’impresa, sui valori che l’azienda deve avere se vuole essere utile allo sviluppo della comunità in cui opera, sulle politiche da intraprendere per il benessere dei dipendenti.
La seconda e la terza fase del piano sono invece più dinamiche ed escono dai confini scolastici. I ragazzi migliori saranno, infatti, incoraggiati a collaborare con aziende e istituzioni del territorio per sviluppare le loro idee. Le imprese fungeranno da guide per i ragazzi e li accompagneranno nel percorso di formazione fino al momento finale, quello di “startup”. L’obiettivo finale è quello di trasformare i progetti creativi degli studenti in imprese vere e proprie, strutturate e pronte per l’avvio. Un’iniziativa, quella del MIUR, che si armonizza con il Progetto Alternanza Scuola-Lavoro (che noi, come impresa, abbiamo fortemente sostenuto) che prevede la possibilità per gli studenti delle scuole superiori di completare il proprio percorso di formazione all’interno delle aziende e carpirne le dinamiche di crescita.
Il piano proposto dal MIUR va, dunque, nella direzione giusta, quella dell’educazione e del sostegno all’autoimprenditorialità. Le nuove generazioni sono, infatti, una fonte inesauribile d’innovazione e la scuola deve coltivare il loro talento, fornendo le basi per trasformare le idee in progetti solidi e utili alla società. Un piano con presupposti ambiziosi per la crescita del Paese; non ci resta che attendere di vedere come sarà sviluppato dalle varie istituzioni scolastiche sui territori.