Pubblichiamo un estratto del saggio “Intelligence e complotti. L’eterna lotta per il potere nella società della disinformazione” pubblicato sulla “Rivista di politica” (Rubbettino) diretta da Alessandro Campi
In Italia è sterminata la pubblicistica che individua nei Servizi segreti gli autori e i suggeritori di complotti e congiure. Anzi, ci sono letture che identificano la nostra come una storia di complotti. Si comincia nel 1962 con l’incidente aereo in cui perde la vita il Presidente dell’ENI Enrico Mattei. Considerato per anni un incidente, la Procura di Pavia, così come il direttore del SISMI Fulvio Martini, ha ipotizzato un attentato, dietro il quale probabilmente Servizi segreti di varia nazionalità: francesi, britannici o americani. Per la vicenda, non è stato condannato nessuno.
Si prosegue poi con la “teoria del doppio Stato” in base alla quale si è sostenuto un complotto continuo, ordito dai partiti atlantici insieme ai Servizi segreti, per impedire che il Partito comunista conquistasse il potere. In questa cornice, possono essere inquadrati il cosiddetto Piano Solo, promosso nel 1964 da Giovanni De Lorenzo, per impedire l’apertura a sinistra della politica italiana. Svelato da un’inchiesta de L’Espresso nel 1967, la magistratura in primo grado condannò i giornalisti per diffamazione. In punto di morte, il generale ritirò la querela e il processo si estinse.
La strategia della tensione, che avrebbe dovuto impedire le aperture democratiche nella società italiana, è iniziata nel 1969 con lo scoppio della bomba di Piazza Fontana a Milano. I relativi processi si sono conclusi nel 2005 senza alcuna condanna effettiva, anzi addebitando le spese processuali ai parenti delle vittime. Nei procedimenti venne coinvolto anche Guido Giannettini, reclutato dal SID, tanto che c’è chi sostiene che i Servizi fossero informati degli accadimenti (Gianadelio Maletti in A. SCERESINI, N. PALMA, N.E. SCANDALIATO, Piazza Fontana. Noi sapevamo, 2010).
Negli anni di piombo, sia nelle relazioni con il terrorismo rosso che nero, sono emersi contatti costanti con i Servizi. Ma è nel caso Moro che si accavallano le teorie del complotto. Secondo alcuni, una funzione centrale nella vicenda venne svolta dalla scuola di lingue parigina Hyperion, ritenuta un punto di incontro di Servizi segreti dell’’Est e dell’Ovest così come di sigle eversive di destra e di sinistra, mentre il memoriale di Via Monte Nevoso, dove lo statista democristiano aveva raccolto appunti durante la prigionia, sarebbe mancante proprio della parte che riguarda i Servizi segreti (F.M. BISCIONE (a cura), Il memoriale di Aldo Moro rinvenuto in Via Monte Nevoso a Milano, 1993).
Altra vicenda è quella della Loggia massonica P2, nel cui interno c’era il gotha del mondo politico, imprenditoriale e soprattutto dei Servizi segreti: tra gli altri, Giovanni Allavena, Giulio Grassini, Vito Miceli, Giuseppe Santovito, Walter Pelosi, Gianadelio Maletti, Pietro Musumeci. Alla Loggia guidata da Licio Gelli si deve la redazione del Piano di Rinascita democratica, redatto probabilmente dal segretario generale della Camera dei Deputati Francesco Cosentino che, in forma abbozzata, nel 1975 venne trasmesso al Presidente della Repubblica Giovanni Leone.
In definitiva, tutta la storia d’Italia sembra segnata dai complotti, fin dalla spedizione dei Mille considerata come un’azione promossa e finanziata dal governo inglese. Ma non era Henry Kissinger a dichiarare che “l’Italia è un Paese dai tanti misteri ma di nessun segreto”?