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I preparativi (bellici) di Israele e Stati Uniti contro Assad

Benjamin Netanyahu aveva esordito il 2013 con un polemico suggerimento: la costruzione di un muro nella frontiera tra la Siria e il territorio del Golan occupato. La funzione sarebbe stata quella di impedire l’ingresso dei terroristi in Israele, visto il caos che regna da due anni dalla parte siriana.

Ma con il trascorrere dei giorni le avvertenze da parte di Israele stanno diventando sempre più pesanti. Il primo ministro israeliano, fresco di vittoria elettorale, ha ripetuto la sua preoccupazione per l’esistenza di armi chimiche in Siria, dove il regime è instabile e potrebbe perdere il controllo dell’arsenale. Per questo motivo non è stato escluso un attacco preventivo per impedire che le armi chimiche siriane arrivino a Hezbollah o ad altri gruppi radicali.

Secondo il quotidiano “Yedioth Aharonoth”, Netanyahu è in contatto con gli Stati Uniti e altri Paesi per coordinare le reazioni di fronte a qualsiasi eventualità. Altre agenzie riferiscono che Israele è impegnato in consultazioni anche con la Russia. Secondo la stampa locale, il premier ha ricevuto ieri l’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele Dan Shapiro e ha inviato in Russia il proprio consigliere per la sicurezza nazionale Yaakov Amidror.

Il viceministro Silvan Shalom ha anche detto ieri che il vertice di sicurezza israeliano ha discusso settimana scorsa il tema dell’arsenale chimico siriano. La riunione si è svolta la mattina dopo le elezioni. Secondo Shalom, il possesso delle armi da parte di Hezbollah cambierebbe radicalmente le circostanze. E ha aggiunto: “Sarebbe oltrepassare una linea che richiederà un atteggiamento diverso, che include l’azione”. Sulla possibilità di un attacco preventivo, il viceministro ha detto che sarà necessario prendere delle decisioni.

Yisrael Hasson, ex parlamentare e secondo uomo dell’agenzia di sicurezza Shin Bet, ha detto che Israele sta monitorando quanto accade in Siria “per garantire che le armi chimiche non finiscano nelle mani sbagliate”.



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