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Cina, il lusso tiene. Timori per orologi e liquori

Tempi duri per orologi di alta gamma e superalcolici. Ma, per il resto, sembra che il consumo di lusso in Cina non sia stato messo in discussione nell’ultima parte dell’anno, nonostante il rallentamento dell’economia del Drago e, soprattutto, l’annuncio di una dura repressione della corruzione nel corso del Congresso del partito comunista di inizio novembre. Negli ultimi giorni, una serie di report sulla temuta frenata del luxury shopping cinese hanno tentato di interpretare le prospettive del prossimo trimestre, alla luce di un ultimo quarto in accelerazione per Burberry, che ha reso pubblici i conti qualche giorno fa, e le dichiarazioni di grande ottimismo espresse da Zegna e Ferragamo.

La tesi di Hurun Report, magazine conosciuto per la classifica annuale dei miliardari in Cina, è che “a essere colpiti duramente dalla stretta anticorruzione siano gli orologi di lusso e i super alcolici”. Le ragioni si legano a due fattori. Il primo è che il 55% dei consumi di lusso oltre la grande muraglia, secondo stime della società di brokeraggio Clsa, è originato da acquisti effettuati da uomini, una quota assai superiore della media mondiale, ferma al 40 per cento. “Rispetto allo shopping femminile – ha spiegato l’analista Clsa di Hong Kong Mariana Kou all’Herald Tribune – lo shopping maschile è assai meno d’impulso, e influenzato dalle variabili macroeconomiche. O a scelte di opportunità razionali”. E qui subentra la seconda ragione. Tra le motivazioni “razionali” rientra la peculiarità della Cina di essere un Paese dove il protocollo del business e delle relazioni con i pubblici ufficiali sono “regolati” dai regali. Secondo uno studio del 2007 del China Program del Canergie Endowment di Washington, circa il 10% delle spese del governo cinese sono usate per corruzione, mentre meno del 3% dei pubblici ufficiali corrotti viene punito. Un problema endemico. Che negli ultimi anni ha fatto la fortuna delle vendite di orologi di lusso e liquori di prestigio, gli oggetti preferiti per “agevolare” le relazioni tra uomini. Al punto che, secondo un articolo riportato da yahoo! (e generato da Quartz),  un manager di un importante brand di orologi appartenenti ha spiegato che il 60% degli acquisti di orologi in Cina è destinato a regali per dirigenti pubblici. Si spiega anche in questo modo, dunque, perché proprio i conti di Richemont (che controlla alcune delle principali griffe mondiali di orologi), resi noti il 21 gennaio, abbiano rallentato sui mercati orientali.

La stretta anticorruzione annunciata dal partito guidato dal nuovo segretario Xi Jinping  è stata chiara. Resta però ancora una dichiarazione di intenti. “La questione – ha commentato per Voice of America, qualche giorno fa, Flora Sapio, professoressa di Diritto cinese a Hong Kong – è cosa ci sia dietro le dichiarazioni. Potrebbero essere il segnale per l’avvio di un cambiamento, ma anche una maniera per dare una legittimazione alla situazione attuale, in cui la corruzione sembra essere un meccanismo di diplomazia per evitare anche gli scontri interni al potere”. Probabilmente, un appuntamento cruciale, per scoprire le carte, sarà il National People’s Congress del prossimo marzo.

 


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