Cambio al vertice della travagliata regione russa del Daghestan. Il presidente Magomedsalam Magomedov, 49 anni, è stato destituito da Vladimir Putin e richiamato per un incarico al Cremlino. Le ragioni della decisione non sono ancora state chiarite. Al suo posto è stato nominato a interim l’ex ministro della Nazionalità Ramazan Abdulatipov, 67enne veterano della politica.
In molti collegano la destituzione al deteriorarsi della situazione politico-economica nella regione teatro di attacchi e incursioni della guerriglia islamista. Il Daghestan avrebbe preso il posto della Cecenia la cui rivolta separatista è stata sedata con la forza da Putin e ora tenuta sotto pugno di ferro da Razman Kadyrov con scarso rispetto per la tutela dei diritti umani e civili.
Il Daghestan è considerato una delle principali minacce alla sicurezza, tanto più con l’avvicinarsi delle Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014. Oltre alla minaccia islamista sottolineata, dalla stampa russa, sulla regione incombe l’ombra della criminalità L’anno scorso, dicono di dati del ministero dell’Interno, sono stati almeno 211 gli agenti di sicurezza e 78 i civili uccisi nel Caucaso settentrionale.
Liz Fuller, dal suo blog su Radio Free Europe, avanza inoltre due ipotesi basandosi sulle opinioni di alcuni analisti. La prima è che Putin, che pare abbia preso da solo la decisione del licenziamento, abbia punito Magomedov per gli errori nella gestione del potere e per alcune sue reazioni all’ipotesi di spogliare le repubbliche del Caucaso del diritto di eleggere il presidente. La seconda ipotesi sono le pressioni degli oligarchi originari del Daghestan delusi perché il presidente destituito non avrebbe tenuto fede agli impegni presi per il sostegno alla sua ascesa politica. In questo caso i nomi tirati in ballo sono quelli di Suleiman Kerimov e dei fratelli Magomedov (non c’è parentela con il presidente)
Resta ora da capire chi sarà il sostituto definitivo di Magomedov al vertice della provincia, mentre Abdulatipov indica le tre sfide da affrontare: lotta contro gli islamisti, disoccupazione, e sfiducia della popolazione verso le autorità.