Osservatorio SuperMoney: le compagnie hanno adottato un “doppio listino” per aggirare i vantaggi che la Bersani concede ai guidatori.
Fatta la legge, trovato l‘inganno. E in questo caso non è soltanto un modo di dire. Le Rc auto arrivate alle stelle hanno spinto il Governo a varare alcuni provvedimenti per porre un argine al salasso causato alle famiglie italiane dai prezzi delle polizze, eppure molte compagnie si sono adoperate così da neutralizzare tali vantaggi. Per fortuna che almeno c’è internet, preziosa alleata che consente di mettere le assicurazioni auto più vantaggiose a confronto, e individuare le migliori, registrando spesso risparmi preziosi per il bilancio.
L’Osservatorio SuperMoney ha messo in luce come la Legge Bersani, entrata in vigore nel 2007 con l’obiettivo di rendere il costo per l’assicurazione auto più conveniente, sia stata in realtà disattesa dalle compagnie assicurative, dando risultati opposti a quelli sperati.
Preciso obiettivo della Legge, era infatti consentire ai neoassicurati, o a coloro sprovvisti di un attestato di rischio valido, di entrare nella stessa classe di merito di un familiare convivente, risparmiando così sul prezzo del preventivo per l’assicurazione dell’automobile. In risposta a questo decreto, le compagnie si sono tutelate applicando ai nuovi clienti dei prezzi più elevati. L’obiettivo della Legge Bersani è andato smarrito: la stessa classe di merito non corrisponde allo stesso costo per la polizza.
Per esplicare meglio questo passaggio, citiamo un esempio dei confronti messi in atto da SuperMoney. Sottoscrivendo una polizza a Milano, il prezzo di un premio assicurativo medio nella prima classe di merito è di circa 345 euro, ma se ci si assicura tramite la Bersani per la stessa CU, il prezzo sale a 483 euro, con un rincaro medio del 40%.
Secondo Andrea Manfredi, Amministratore Delegato di SuperMoney, si è trattato una mossa scorretta nei confronti degli automobilisti. “La Legge Bersani avrebbe dovuto permettere agli automobilisti di risparmiare sull’assicurazione, eppure in molti casi si è rivelata uno specchietto per le allodole. Le compagnie, “tradendo” lo spirito con il quale era stata scritta la Legge, hanno finito per applicare tariffe molto più elevate a chi si assicura con il Decreto del 2007. In molti casi – ha concluso Manfredi – è meglio mantenere una classe di merito meno virtuosa anziché passare a una 1a classe con la Bersani”.