A poco meno di una settimana dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi, previsto per il 23 aprile, una cosa sembra certa: Marine Le Pen non diventerà Presidente. La candidata del Front National è data perdente al secondo turno a prescindere da chi si troverà ad affrontare. Questo ammesso che la leader della destra riuscisse ad accedere al secondo turno, un eventualità che appare molto meno certa ora di quanto lo fosse un mese fa. A fronte delle imminenti elezioni, la Francia – ed i suoi candidati presidenti – si scopre in una situazione di incertezza.
La situazione, finora. Il collasso elettorale del candidato dei Repubblicani François Filon, seguito al cosiddetto Penelope Gate, ha trasformato la corsa all’Eliseo – residenza del Presidente della Repubblica francese – in un testa a testa fra Emmanuel Macron – ex-socialista ora candidato indipendente di centro-sinistra – e, appunto, Marine Le Pen. Per quattro mesi i due candidati si sono contesi la testa della corsa con un buon vantaggio – soprattutto morale – sulla candidatura zoppa di Fillon. Neanche la breve rinascita del Partito Socialista e del suo candidato Benoit Hamon – passato dal 6% al 16% nel corso di un paio di settimane ed ora di nuovo all’8% – è riuscita ad impensierire i due candidati in fuga, avviati verso un secondo turno dove Macron avrebbe facilmente vinto.
Sembrava che la Francia dovesse scegliere fra il populismo anti-europeista di Le Pen o l’approccio social-liberale di Macron ed invece, causa i dibattiti televisivi, la corsa all’Eliseo sembra essersi completamente riaperta.
L’ascesa di Mélenchon. Le ultime rilevazioni segnalano la costante ascesa del “vincitore” di questi dibattiti, ovvero il candidato della sinistra indipendente Jean-Luc Mélenchon. Ex-socialista e Ministro dell’Educazione del governo Jospin, Jean-Luc Mélenchon è dato dai recenti sondaggi in una forbice che va dal 19% al 20% delle intenzioni di voto, alla pari con François Fillon (20%). Il sondaggio di Le Terrain si spinge anche oltre, attribuendo a al candidato della sinistra un 22% valido a superare Marine Le Pen, cosa che lo porterebbe a competere al ballottaggio con il suo acerrimo rivale, Emmanuel Macron.
A sinistra contro tutti. Jean-Luc Mélenchon è il leader e fondatore del cartello elettorale La France Insoumise (la Francia non remissiva). Obiettivo di questo movimento – nato nel 2016 dal Partito della Sinistra francese – sarebbe di eleggere un’assemblea costituente allo scopo di costituire una “Sesta Repubblica” francese basata sul programma votato in rete dai militanti. Questo programma – chiamato “l’Avvenire in Comune” punta a rafforzare il sistema sociale francese, ridurre l’orario di lavoro settimanale dalle attuali 35 a 32 ore, l’uscita dalla NATO e l’introduzione di un salario minimo di 1300 Euro al mese. Per quanto riguarda l’Europa, Mélenchon chiede una rifondazione completa della stessa in senso “democratico” e “sociale” anche a costo – qualora questa non avvenga – dell’uscita della Francia dall’Unione.
La rottura del fronte repubblicano. Per i suoi critici “un esempio del populismo massimalista di sinistra”, un “sovranista” dalle posizioni assimilabili a quelle di Marine Le Pen, Mélenchon è diventato, nel corso degli ultimi mesi, l’ago della bilancia della competizione elettorale soprattutto in vista del secondo turno elettorale. Secondo un sondaggio promosso dal sito POLITICO, l’80% dei suoi sostenitori è pronto ad astenersi al ballottaggio qualora Mélenchon non fosse presente. Questo andrebbe a sfaldare il “fronte repubblicano”, ovvero quel blocco di voti democratici ed anti-populisti volto ad arginare l’ascesa dei candidati del Front National al secondo turno, come è successo alle ultime regionali o al ballottaggio del 2002, quando Jean-Marie Le Pen – il padre di Marine – venne sconfitto da Jacques Chirac.
Obiettivo di tale “azione” sarebbe di evitare l’elezione del “banchiere” Emmanuel Macron, individuato da Mélenchon quale “traditore degli ideali della sinistra” per via del suo passato presso il gruppo bancario Rotschild. Poco importa se questo portasse alla vittoria di Marine Le Pen.
Estratto di un articolo pubblicato dall’autore su: il Caffè e l’Opinione