L’obiettivo? Dare vita a uno dei maggiori operatori autostradali del mondo con una capitalizzazione complessiva di circa 35 miliardi di euro e un giro d’affari annuo di oltre 10 miliardi di euro, superando così i numeri di Vinci, il primo player dei pedaggi in Europa. Lo strumento? Un’operazione amichevole e concordata tra il gruppo Benetton, socio di riferimento di Atlantia, e La Caixa, maggiore azionista di Abertis, con una offerta in parte in contanti e in parte in azioni. Sono questi gli obiettivi e gli strumenti ai quali lavorano Atlantia e Abertis. Di fatto Atlantia, il primo gruppo delle autostrade a pedaggio in Italia e secondo in Europa, guidato dall’amministratore delegato Giovanni Castellucci (nella foto), punta a conquistare un ruolo di primo piano nella compagine azionaria della spagnola Abertis, società quotata alla Borsa di Madrid dove capitalizza 16 miliardi.
LE EVOLUZIONI POLITICHE
Così, a circa dieci anni di distanza la famiglia Benetton, sta tornando a quel progetto di aggregazione Atlantia-Abertis che il governo Prodi, con un ruolo di primo piano anche dell’allora ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro, di fatto silurò mandando su tutte le furie i Benetton, anche perché l’operazione fu studiata durante il governo Berlusconi uscente. Ma ora la prospettiva politica è diversa: l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Prodi a Palazzo Chigi, ovvero Enrico Letta, ora è entrato nel consiglio di amministrazione della spagnola Abertis.
LE NOVITA’
L’indiscrezione circolata ieri di un interesse per gli spagnoli da parte del gruppo che fa capo alla famiglia Benetton attraverso Edizione ha spinto la Cnmv, la Consob iberica, a sollecitare chiarimenti visto che il titolo spagnolo si è infiammato salendo del 6,6%. Abertis ha così reso noto che Atlantia ha manifestato interesse a esplorare una possibile operazione. E la stessa Atlantia ha messo per iscritto: c’è – si legge in un comunicato – “un generico e preliminare interesse a valutare progetti comuni”.
LA NOTA COMUNE
I vertici di Atlantia e quelli di Abertis hanno tenuto “un incontro” nel corso del quale “Atlantia ha condiviso le sue idee preliminari sulla struttura di una possibile operazione tra i due gruppi”. “Tra le possibili alternative” esaminate, si legge in un comunicato di Abertis diffuso nella notte, quella “di strutturare l’operazione come un’offerta pubblica per le azioni di Abertis” con diverse optioni: “in contanti, in azioni o con una combinazione dei due ma senza arrivare a una proposta concreta”.
I NUMERI DELLE SOCIETA’
Atlantia – sottolinea il Corsera – “ha debiti netti pari a 3,4 volte l’ebitda, contenuti per una società delle infrastrutture. Poi c’è la cassa di Edizione (circa 1,5 miliardi), il cui focus sono autostrade e scali (Fiumicino e Ciampino). Oggi il gruppo guidato da Francisco Reynés (ha la Brescia-Padova), ha fatto pulizia e possiede solo reti a pedaggio in 14 Paesi. E soprattutto è una public company. È uscita dal capitale la Acs di Florentino Perez e la quota chiave è della Fondazione bancaria la Caixa attraverso Criteria (22%). Con quote minori, Capital group, Blackrock e Lazard. E quindi è scalabile”.
COSA SUCCEDE IN ABERTIS
Aggiunge Repubblica: “Il colosso Usa Blackrock (3% di Abertis), il fondo americano Capital Group (12%) e quello canadese Brookfield (socio con Abertis nella brasiliana Arteris) avrebbero tutti messo gli occhi sulle autostrade spagnole, ma Criteria Caixa (azionista di riferimento con il 22,5%) dopo l’esperienza di Cvc, parrebbe più incline ad appoggiare un matrimonio con un gruppo industriale, che potrebbe anche studiare una governance insieme all’istituto catalano”.
L’ANALISI DEL SOLE
“Sulla carta il business delle due aziende è complementare – scrive il Sole 24 Ore – e permetterebbe ad Atlantia di diversificare il portafoglio oggi particolarmente concentrato sull’Italia. Abertis fa il 25% dei propri ricavi in Spagna, circa il 27% in Sud America e il 34% in Francia. Tutto questo ben si sposa con le attività di Atlantia che oltre ai quasi 3mial chilometri di autostrade in Italia ne ha altri 2mila sparsi tra Brasile, crica 1.500 chilometri, e Cile”.
CHE COSA DICONO GLI ANALISTI
Equita ritiene che le sinergie siano principalmente finanziarie e di ottimizzazione del portafoglio e quindi i premi pagati debbano essere limitati, scrive Radiocor-Sole24Ore. “La conferma della dividend policy di Atlantia è importante e andrà verificata la reazione politica (non ci dovrebbero essere ostacoli essendo entrambi operatori Ue)”. Dopo l`aggiustamento di ieri, “riteniamo che i prezzi di mercato già incorporino un premio in favore di Abertis (Atlantia ha concessioni più lunghe ed esposizioni agli aeroporti)”. Gli analisti di Icbpi sottolineano che Abertis capitalizza 16,4 miliardi e Atlantia 19,1 miliardi. “Si tratterebbe di un’operazione certamente impegnativa per Atlantia che forse non si farebbe soltanto in cash”, spiegano gli esperti. Atlantia ha attualmente un debito di 11,67 mld, ma potrebbe beneficiare della liquidità che verrebbe dalla cessione in corso del 15% di Autostrade per l’Italia (Aspi) che porterebbe un incasso di almeno 2-2,5 mld.