Il Papa che condanna i muri per una volta ne alza uno simbolico. Lo fa per impedire all’ex Gran Maestro dell’Ordine di Malta di partecipare all’elezione del suo successore il prossimo 29 aprile. Vietandogli anche di mettere piede a Roma in quei giorni. Mossa inattesa, comunicata con una lettera datata Sabato Santo e inviata all’interessato attraverso il delegato speciale di Francesco presso l’Ordine. Un ostracismo vaticano che registra soprattuto i desiderata di “molti cavalieri”.
BANDO PAPALE
In una lettera del 15 aprile è l’arcivescovo Angelo Becciu a informare fra’ Matthew Festing (nella foto) del bando da Roma. Scrive il sostituto della Segreteria di Stato al religioso britannico: “La Sua presenza riaprirebbe delle ferite, solo di recente rimarginate, e impedirebbe che l’evento abbia luogo in un’atmosfera di pace e di riguadagnata armonia”. L’arcivescovo, da febbraio unica e – non prevista dalle Costituzioni – figura di portavoce papale tra i cavalieri, precisa di avere “condiviso la decisione con il Santo Padre”. E chiede un atto di obbedienza a Festing nei confronti di una scelta maturata in queste settimane di incontro con i rappresentanti dell’Ordine, tra i quali – precisa Becciu – “molti hanno espresso il loro desiderio che Lei non venga a Roma e non partecipi alle sessioni di voto”. Festing aveva rassegnato le sue dimissioni in gennaio, obbedendo alla richiesta di Papa Francesco, dopo settimane di crisi tra i cavalieri e un teso braccio di ferro dentro l’Ordine e tra questo e il Vaticano. Quella richiesta, come la mossa precedente di inviare un gruppo di indagine presso il Sovrano Militare Ordine di Malta, aveva suscitato perplessità in diversi osservatori, data la doppia natura di ordine religioso e di ente sovrano con proprie rappresentanze diplomatiche in oltre cento Paesi. Vaticano compreso. Nello stesso Annuario pontificio l’Ordine di Malta compare una sola volta, non fra gli ordini religiosi, ma tra le ambasciate degli Stati accreditati presso la Santa Sede.
SOLO DODICI ELEGGIBILI
L’ex Gran Maestro a norma di Costituzione è tra i pochissimi cavalieri che, tra le migliaia di aderenti all’Ordine, può attualmente essere eletto alla suprema carica. Ovvero, tra i cavalieri professi che hanno emesso voti di povertà, castità e obbedienza. Attualmente questi sono appena una sessantina. Ma la Costituzione prevede criteri ancora più stringenti per l’elettorato passivo in quel già ristretto circolo, fino ad arrivare attualmente ad una dozzina di possibili candidati, come ha calcolato Ludwig Hoffmann von Rumerstein, capo ad interim dell’Ordine dopo le dimissioni di Festing. Tra gli eleggibili, inoltre, alcuni sono molto anziani. Uno ha 97 anni.
FESTING ESILIATO IN BRITANNIA
In una intervista al Catholic Herald in marzo, dalla sua casa nel Northumberland ai confini della Scozia dove Festing è tornato ad abitare, l’ex Gran Maestro rivelava di avere chiesto a Francesco come avrebbe dovuto comportarsi in caso di rielezione. Il Papa gli avrebbe risposto che non avrebbe avuto problemi. Ora però arriva il bando. Persino a tornare a Roma nei giorni dell’elezione. Secondo l’analisi del vaticanista Edward Pentin, si tratta di una mossa di alcuni cavalieri che, puntando a prendere la leadership dell’Ordine, cercano di impedire a fra’ Festing di esercitare un’influenza sulle elezioni. E lo scontro sarebbe il derby tra il “partito” tedesco e quello britannico che da tempo smuove l’antico Ordine. I cavalieri professi potrebbero puntare comunque su Festing, anche se non partecipa ai lavori del Consiglio Compìto di Stato convocato per eleggere il Gran Maestro? Ma a che prezzo per la futura serenità dell’Ordine?
IL SONDAGGIO PER LE RIFORME
La richiesta di monsignor Becciu, condivisa dal Papa, di chiedere a Festing di non partecipare all’elezione del successore, non si può non collocare nel quadro del “sondaggio” concluso il mese scorso all’interno dell’Ordine. Con una lettera ai cavalieri firmata dallo stesso Becciu e dal luogotenente von Rumerstein, si invitavano i membri a inviare proposte di riforma e suggerimenti per la modifica della Carta costituzionale e del Codice melitense per continuare il cammino di aggiornamento sollecitato da Francesco e da molti aderenti all’Ordine, che avrà “un’importante tappa nel contesto del Consiglio Compìto di Stato del 29 aprile prossimo e si protrarrà nei mesi successivi”. C’è in quelle risposte dei membri dell’Ordine anche la richiesta di escludere l’ex Gran Maestro dalle operazioni di voto per il successore?
VERSO UNA COSTITUENTE SENZA GRAN MAESTRO
Il punto è che dal conclave melitense del 29 aprile è molto probabile che non uscirà subito un nuovo Gran Maestro secondo l’attuale Costituzione, ma un Luogotenente temporaneo con incarico costituente. Lo aveva fatto intendere l’attuale reggente dell’Ordine in una intervista all’austriaco Der Standard di qualche settimana fa. Si andrebbe dunque verso un incarico a temine, per un anno, o comunque il tempo necessario per riformare gli Statuti e le regole dell’Ordine perché apra le porte dirigenziali anche a chi non vanta secolari lignaggi nobiliari. Una modernizzazione a cui tiene in particolare l’anima tedesca dei cavalieri.
LE TAPPE DELLA CRISI
Monsignor Becciu è delegato speciale tra i Cavalieri da febbraio con il mandato di accompagnare l’Ordine nel cammino verso l’elezione del nuovo Gran Maestro e nella revisione della Costituzione melitense. Lo ha nominato Francesco all’acme della crisi esplosa in dicembre a seguito dell’estromissione dall’Ordine del Gran cancelliere Albrecht Freiherr von Boeselager per l’accusa di non avere impedito la distribuzione di profilattici contro l’Aids in Paesi in via di sviluppo quando era Grande ospedaliere. Il barone tedesco ha negato. E protestò, appellandosi Oltretevere. È allora che Francesco ha nominato una commissione per avere informazioni dirette. Quindi si è creato il braccio di ferro tra vertici dell’Ordine e il Vaticano, sfociato con la richiesta delle dimissioni al Gran Maestro e il reintegro di von Boeselager nell’Ordine e come Gran Cancelliere. Ora a Festing si comanda nuovamente obbedienza affinché non partecipi all’elezione del successore, e questo – gli scrive Becciu – per il desiderio tra i cavalieri “di voltare pagina, lavorando per riconciliare i differenti elementi”. Analoga richiesta di un passo indietro dal conclave melitense non è stata rivolta all’altro protagonista della saga, il barone von Boeselager.
I SOSPETTI DEL CARDINAL BURKE
Alla domanda del giornalista Gabriel Ariza di Infovaticana Spagna, se la crisi nell’ordine di Malta potesse considerarsi conclusa, il 10 aprile il patrono in carica ma in panchina, il cardinale Raymond Burke, ammetteva di non essere in grado di rispondere, dal momento che mantiene il titolo di portavoce papale, ma non ha nessun ruolo operativo. Il porporato rifletteva piuttosto su alcune preoccupazioni intorno all’Ordine, a suo dire condivise dal Papa. A cominciare da possibili infiltrazioni massoniche da indagare ed espellere. Burke ha rilanciato la necessità di chiarire alcuni aspetti. Almeno tre: su una donazione economica all’Ordine di 30 milioni di franchi svizzeri e sul possibile conflitto di interessi di tre membri della commissione che ha indagato sulla sospensione del cancelliere Boeselager che sarebbero stati direttamente coinvolti nella questione di quella donazione. Membri della commissione che poi “ha raccomandato che il cancelliere doveva essere reintegrato”. Ultimo punto mosso da Burke, la nomina del fratello del barone tedesco nel board laico dello Ior proprio nei giorni della cacciata del Gran Cancelliere. “Tutto sembra molto sospetto”, sostiene il cardinale.