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Tim Cook, l’erede di Jobs alla prova della leadership Apple

Ha sostituito Steve Jobs alla guida dell’azienda più invidiata al mondo: Tim Cook è il manager chiamato ad affrontare le nuove sfide che attendono Apple, orfana del suo fondatore. Non ha il carisma e lo stile del predecessore, è più portato a stare dietro le quinte, ma per Tim Bajarin di Creative Strategies è un manager completo, caricato di troppe aspettative. “Tim è capace non solo di gestire le operazioni ma anche il business di Apple. Gli analisti chiedono un’innovazione rapida, ed è scorretto. Per portare l’iPhone sul mercato ci sono voluti 4-5 anni”.

Una prima risposta alle critiche è il lancio della nuova versione dell’iPad di quarta generazione, con memoria da 128 Giga, il doppio dell’attuale. Da quando ha assunto il comando, Tim Cook ha dato la sua impronta alla società: l’ha resa più altruista, distribuendo dividendi agli azionisti e premi ai dipendenti. Alla Nbc ha descritto l’eredità di Jobs. “Una delle cose che ha fatto per me, che mi ha tolto un gigantesco peso di dosso, è stato dirmi di non farmi mai domande su cosa lui avrebbe fatto, di fare solo quello che è giusto”.

E’ stato Tim Cook a gestire le critiche sul rispetto dei diritti umani nelle fabbriche cinesi dove si producono i device Apple, con l’invio degli ispettori, e ad assicurare che la compagnia realizzerà i nuovi Mac negli Stati Uniti. La vera sfida per lui è la concorrenza di rivali come Samsung, che sta mettendo in difficoltà la Mela morsicata. In attesa di lanciare un prodotto rivoluzionario firmato Tim Cook.

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