26 aprile: “I processi devono andare in un senso in cui lo Stato ha di nuovo la governance di quell’azienda (Alitalia, ndr)”. 27 aprile: “Sono fiducioso sul fatto che Alitalia possa stare sul mercato senza soldi pubblici!”. Due dichiarazioni piuttosto diverse: la prima esclude l’intervento dello Stato per il salvataggio di Alitalia, la seconda ne sottolinea invece la necessità, presupponendo investimenti pubblici per far tornare Alitalia la compagnia di bandiera italiana. Punti di vista distanti, eppure espressi dalla stessa persona: Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e candidato premier in pectore del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche, che in 24 ore ha espresso valutazioni differenti sul futuro della compagnia aerea che va verso il commissariamento (qui l’approfondimento di Formiche.net).
NO ALLA NAZIONALIZZAZIONE
La linea del Movimento 5 Stelle pare essere chiara, allora, nessuna nazionalizzazione. Di Maio l’ha ribadito più volte nella giornata di ieri, sia a margine di un’iniziativa sul controllo parlamentare alla Camera (qui il video), sia in televisione nella trasmissione condotta da Nicola Porro, Matrix, e infine sulla sua pagina Facebook ufficiale: “Sono fiducioso sul fatto che Alitalia possa stare sul mercato senza soldi pubblici!”, dice Di Maio. Quel che serve ad Alitalia, spiega il probabile candidato premier dei 5 Stelle, è nominare un commissario che presenti un piano industriale che abbatta gli sprechi per poi aprirsi a partnership con Air France o Lufthansa, sperando che gli investitori arrivino quando la compagnia sarà risanata. “L’entrata dello Stato in questo momento – ribadisce Di Maio – è un discorso prematuro perché se si fa un buon piano industriale e una riorganizzazione sarà il mercato ad avvicinarsi e Alitalia si renderà appetibile sui mercati e troverà nuovi azionisti”.
COMPAGNIA DI BANDIERA
Una piroetta se si rileggono le parole pronunciate da Di Maio meno di 24 ore prima, il 26 aprile, durante un forum con l’agenzia Agi: “I processi devono andare in un senso in cui lo Stato ha di nuovo la governance di quell’azienda”, diceva Di Maio. “Se vogliamo avere una politica strategica turistica e aziendale dobbiamo dotarci di una compagnia di bandiera che cambi la sua mission”, preseguiva, aggiungendo che Alitalia deve essere “il trampolino di lancio per la nostra economia nei paesi emergenti, negli Usa e in America Latina”. Il futuro di Alitalia, diceva il vicepresidente della Camera, è “su lunga tratta e paesi emergenti” e “su questo lo Stato deve fare degli investimenti”. Infine, però, spiegava di non sapere quali potessero essere i passi per far tornare la compagnia sotto il controllo pubblico (qui i dettagli) e forse per questo la strada della nazionalizzazione è stata abbandonata con una certa rapidità.