Rilievi, frecciatine, bacchettate. Non solo numeri snocciolati ieri, nel corso dell’assemblea dei soci di Intesa Sanpaolo, da parte del capo azienda Carlo Messina. Ma anche critiche più o meno indirette a banche concorrenti e pure ad autorità. E un abrasivo botta e risposta con Leonardo Del Vecchio, con annunci di strascichi giudiziari. Ecco numeri e parole.
INTESA VS. UNICREDIT
“Intesa Sanpaolo è una banca che i soldi ai soci li restituisce, e non li chiede”. Carlo Messina ha esordito così, ieri, nell’assemblea dei soci di Intesa Sanpaolo. Riferendosi ai 10 miliardi di cedole in quattro anni che Ca’ de Sass avrà ridato a fine 2017 agli azionisti, che nel 2011 gliene avevano prestati 5. Diversamente, questo Messina lo ha solo lasciato intendere e non lo ha detto in maniera esplicita (ma il riferimento era più che chiaro, rimarcava ieri il Sole 24 Ore), da quanto fa Unicredit che ha di recente chiuso una ricapitalizzazione da 13 miliardi. Il management di Intesa prevede di continuare il suo percorso di dismissione dei non performing loans a costo zero: “Siamo l’unica azienda in Italia che riduce le sofferenze a costo zero, gli altri hanno dovuto sopportare delle perdite mostruose per dismettere le sofferenze”. Un riferimento indiretto al gruppo guidato da Jean-Pierre Mustier, secondo la ricostruzione di Mf-Milano Finanza.
GLI ALTRI OBIETTIVI
Ma Unicredit non è stata l’unica vittima del ceo di Intesa ieri: Messina ha riservato qualche stilettata anche a Mediobanca. Sottolineando che il 28% che fa capo al Corporate & investment banking del suo istituto, e dunque Banca Imi, «fa più utili di tutti i competitor in Italia. Compresa Mediobanca, per intenderci». E un attacco più esplicito lo ha lanciato alle Autorità «per il modo incredibile in cui è stata gestita la crisi delle quattro good banks. Ora speriamo che sia finita questa situazione, francamente inaccettabile, in base alla quale chi va bene si trova a pagare per chi va male». Pagare una somma come 4,5 miliardi, che è stata sostenuta anche da Intesa.
I PRECEDENTI
Un hobby, quello di rimbrottare più o meno direttamente i propri omologhi, che il ceo di Intesa coltiva da tempo. A gennaio era stato ben più tosto nei confronti del ceo di Unicredit Mustier: «Quando parliamo dell’Italia e dell’italianità lo facciamo in italiano e non in francese – aveva detto nel corso dell’intervento al decennale della sua banca – Mi fa ridere che quando si parla di difesa dell’italianità lo si faccia in francese, quando parlo dell’Italia io lo faccio in italiano».
L’ASSALTO FALLITO A TRIESTE
Erano i giorni a ridosso del dossier Generali e Mustier aveva esaltato il valore dell’italianità del Leone di Trieste: nella partita Unicredit era coinvolta in quanto principale socio di Mediobanca che controlla il 13% di Generali. E aveva rivaleggiato con Intesa nelle file dei predatori, con la seconda che alla fine si era ritirata. Qualcuno raccontò nei giorni successivi che i due si fossero pure alleati contro Alberto Nagel e la sua Mediobanca, ma quell’alleanza, a patto che sia davvero stata, non deve aver sortito gli effetti progettati. Prova ne sia che ancora oggi Messina ha il dente avvelenato sia contro Mustier sia contro Nagel. Ma il progetto accarezzato da parte di Messina sul Leone è tramontato e l’attivismo precedente è svanito in nulla.
DEL VECCHIO E MESSINA SUL RING
Sulla questione c’è stato un vibrante scambio di accuse tra l’imprenditore e azionista di Generali con il 3,16%, Leonardo Del Vecchio, e lo stesso Messina. Ecco cosa ha detto stamattina l’imprenditore a margine dell’assemblea di Luxottica: “Credo che sia stato un discorso da bar trasferito in economia, ma non so come si fa a fare questi discorsi da parte di un amministratore delegato che dice questo al bar, perché lo ha detto al bar, come se stesse parlando di Inter e Milan”, ha detto Del Vecchio: “Con due società quotate in borsa, come fa l’amministratore di una delle due a fare queste dichiarazioni. ‘Noi vorremmo comperare’… Come se io dicessi vorrei comperare la Microsoft. Lo può dire un ragazzino al bar, ma un amministratore delegato che dica una cosa del genere… Vuol dire che non sa neanche che cosa è Generali. E’ un discorso da bar”, ha sottolineato Del Vecchio a margine dell’assemblea Luxottica: Messina “ha fatto danno agli investitori più che al mercato. Questo in America sarebbe stata una class action. Una dichiarazione di un amministratore delegato di questo tipo sarebbe costata molto alla banca”. A stretto giro, Intesa ha inviato la replica dell’ad della banca: Ho letto le dichiarazioni di Leonardo Del Vecchio: evidentemente non sa di cosa parla e neanche sa come sono andate le cose. Intesa Sanpaolo non ha mai commentato l’argomento se non in conseguenza dell’acquisto del 3% dei titoli della Banca da parte di Generali, che peraltro continua a detenere. Successivamente a tale acquisto Intesa Sanpaolo ha informato i mercati in maniera trasparente e rispettosa delle norme, da ultimo comunicando la decisione di bocciare la possibile operazione di combinazione industriale in quanto non creava valore. Quelle di Del Vecchio sono affermazioni diffamatorie a fronte delle quali reagirò nelle sedi opportune a tutela mia e della banca”.
LA SECONDA SCONFITTA
La partita di Trieste non è stato l’unico mancato successo per il gruppo creditizio. Una seconda défaillance per Messina è stata la mancata fusione fra Ieo, Humanitas e Policlinico San Donato. Lo Ieo, l’Istituto Europeo di Oncologia, ha rimandato al mittente a marzo l’offerta dei gruppi Humanitas e Policlinico San Donato. Per rafforzare la sua posizione contro, Mediobanca aveva aumentato la sua partecipazione d maggioranza al 24%, rilevando le quote di Italcementi e Edison (circa il 9%). E con lei in assemblea avevano votato tra le altre UnipolSai (al 14,3%) e Generali (5,8%), mentre Intesa (che hai 7,3%) si era schierata con gli aspiranti compratori.