Sarà stata la politica fiscale ultra aggressiva di Trump o forse la seconda giovinezza della teoria di Laffer o magari il pessimo riscontro in termini elettorali per il probabile aumento dell’Iva del 2018, ma il Matteo Renzi intervistato ieri su RTL 102.5 sembra aver completamente rivoluzionato il programma fiscale PD per il rilancio dell’economia.
A differenza di quanto dichiarato nella convention del Lingotto 2017 infatti, la ricetta fiscale dell’ex premier, per utilizzare uno slogan a lui caro, “cambia verso” passando da agevolazioni esclusivamente mirate per determinate categorie di contribuenti (giovani e donne in primis) ad una riforma strutturale e complessiva dell’Irpef, con tre aliquote al posto dell’attuale e articolatissimo sistema con 5 aliquote progressive ed un mare magnum di detrazioni e deduzioni.
Renzi non scopre le carte prima di una verifica sulle coperture e non fornisce alcun dato specifico su quali saranno le tre aliquote ed i scaglioni corrispondenti di reddito ma certo è che qualsiasi riforma non si potrà mai avvicinare a quella tanto rivoluzionaria quanto rischiosa messa in atto dal Tycoon che ha dimezzato le imposte per le imprese e ristrutturato la tassazione delle persone fisiche con tre scaglioni al 10% – 25% e 35% portando anche la no tax area a 24.000 dollari.
Tra scettici e favorevoli ad una riforma strutturale trumpiana del fisco, critici (molti) e sostenitori (pochissimi) della teoria di Laffer, di certo non possiamo avere alcuna certezza su quanto una riduzione della tasse possa influire sulla crescita economica e sul rilancio dei consumi, ma una sicurezza l’abbiamo, provata e certificata sulla nostra pelle, che un livello così elevato di imposte (dirette ed indirette) come abbiamo in Italia di certo non porta alcun beneficio.