Col nuovo libro di Antonello Di Mario è come tornare sul luogo del delitto, anche se questo non è un giallo, ma un diario che illustra, tra le tante cose, anche quello che il sindacato ha fatto di buono negli ultimi anni. Nella primavera del 2015, presentando a Roma il volume Aspettando la crescita di Di Mario, dissi a Rocco Palombella, Marco Bentivogli e Maurizio Landini, presenti insieme in quell’occasione pubblica, che era tempo di fare i contratti e di rinnovarli unitariamente. Dopo quasi due anni la previsione si è avverata, la missione è compiuta, e questo libro la racconta.
Il 26 novembre i metalmeccanici hanno rinnovato il loro Ccnl; ma il 30 novembre è stata sottoscritta anche l’intesa-quadro per il rinnovo del contratto del Pubblico Impiego. Un 2016 che può essere definito a tutti gli effetti l’anno dei contratti e quello da cui si è originata la riforma contrattuale, tuttora in itinere, in sede confederale. Di Mario racconta questo biennio che abbiamo alle spalle in modo meticoloso e con quella dovizia di particolari sconosciuta ai più: ci sono il sindacato, il governo, Confindustria e Federmeccanica, le istituzioni, i giornalisti e i loro giornali, gli economisti e le loro previsioni, i dati di un Paese che fa fatica a rialzare la testa, ma che può riuscirci, se l’intera Comunità riesce a fare sistema.
Il sindacato ha dimostrato di saper offrire un valido contributo anche nei momenti in cui veniva messo in discussione nel suo ruolo e, addirittura, nella sua stessa esistenza. Se ancora siamo qui a discuterne, è perché abbiamo una visione della prospettiva e siamo radicati tra la gente: lavoratori, giovani e pensionati. Lo si voglia o no, siamo un pezzo della democrazia in Italia. Un sindacato è forte quando lotta per difendere i diritti dei lavoratori, ma soprattutto quando fa buone intese che tutelano il lavoro e le imprese entro cui questo valore si afferma. Grazie all’impegno unitario del sindacato siamo riusciti a sottoscrivere un accordo sulla previdenza, e le intese succitate per i rinnovi dei contratti dei metalmeccanici e dei dipendenti pubblici.
Qualcuno aveva pensato che si sarebbe potuto fare a meno delle parti sociali, e invece siamo riusciti a far recuperare centralità alla contrattazione e a ottenere, così, risultati impensabili solo poco tempo fa. Con i recenti accordi, infatti, abbiamo convinto il governo a spostare sette miliardi sul sistema della previdenza e cinque miliardi verso il Pubblico Impiego: un risultato eccezionale.
Ora proseguiamo su questa strada, come dimostra il lavoro ai tavoli di trattativa delle singole categorie dei dipendenti pubblici per la concreta definizione dei rinnovi dei contratti. E come è ben rappresentato dal lavoro che stiamo svolgendo con Confindustria sul tema della riforma delle relazioni industriali e del modello contrattuale. Noi siamo pronti ad accettare la sfida della produttività, che deve essere fondata sul benessere dei lavoratori e sugli investimenti in processi e prodotti.
Antonello Di Mario in questo libro ha reso noto l’impegno della Uil e i risultati conseguiti dalla Uilm. Per ultimo, proprio la firma del contratto metalmeccanico. In questo testo si coglie bene come l’intesa correlata rappresenti uno degli eventi sindacali più importanti dell’anno da poco trascorso. La Uil ha collocato al centro della propria azione il ruolo contrattuale del sindacato. Ora la sfida dell’“Industria 4.0” deve essere accolta nella sua interezza e, per far ripartire la produttività, bisogna puntare sul benessere lavorativo, sull’innovazione e sulla ricerca. Il sindacato è pronto a fare la propria parte, come risalta ampiamente dal libro che avete tra le mani. Avanti così, dunque!
Carmelo Barbagallo, Segretario generale della Uil