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Per cortesia, fate ruzzolare Lissner dalla Scala

Caro direttore,

è veramente imbarazzante quello che sta succedendo alla Scala. Il Sovrintendente Stéphane Lissner, modesto organizzatore del festival di Avignon messo a guidare il teatro milanese su indicazione di Slivio Berlusconi deciso a compiacere madame Chirac, si è per fortuna dimesso per andare all’Opera di Parigi.

Al Piermarini ha fatto male, trasformando quello che era un unico nel panorama culturale mondiale, il simbolo del melodramma italiano, in un teatro qualsiasi.

Ora, come detto, fortunatamente se ne va, ma la sua dipartita è fissata solo per il 2015. Quindi resterà ancora per due anni abbondanti, percependo uno stipendo di circa un milione all’anno e creando disastri alla Scala.

L’ultimo è di pochi giorni fa ed è finito sulle pagine dei giornali. Non gradendo le critiche di Paolo Isotta del Corriere della Sera, talvolta velenose ma sempre ispirate da grande competenza, ha deciso di metterlo al bando.

Il direttore del quotidiano, Ferruccio de Bortoli, ha difeso il suo giornalista, accusando Lissner di comportarsi in Italia come in una colonia: “Non credo – ha scritto – che avrebbe fatto lo stesso in Francia contro il critico di un giornale francese”.

Questo comportamento incredibile di Lissner potrebbe però rappresentare un’occasione d’oro: la Scala potrebbe approfittarne per mandarlo via prima del tempo, senza pagargli alcuna penale.

Saremmo di fronte a un evidente caso di giusta causa: Lissner, con il suo insensato, arrogante ostracismo verso il critico del Corriere ha arrecato un indubbio danno di immagine al teatro. Che dunque ha tutti i diritti di liberarsene. Sperando che nel frattempo il sindaco e il consiglio di amministrazione abbiamo già individuato il successore.

Per favore: qualcuno che sappia che cos’è e che cosa rappresenta il melodramma italiano.

Gianni Gambarotta



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