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Nomi e tattiche dello scontro di potere in Iran

C’è la lotta di potere al vertice dell’Iran dietro l’arresto dell’ex pubblico ministero Saeed Mortazavi. Almeno così sono state lette le accuse contro lo stretto alleato del presidente Mahmoud Ahmadinejad, figura chiave della repressione contro i manifestanti che nel 2009 contestarono l’elezione del capo di Stato per un secondo mandato.

La Repubblica islamica andrà al voto nel 2013, allora Ahmadinejad non potrà ricandidarsi per un ulteriore mandato. Limite che non ha impedito si accendesse la rivalità con il presidente del Parlamento, Ali Larijani.

Proprio la nomina di Mortazavi alla guida di un fondo per il welfare era costato al ministro per il Lavoro, Adbolreza Sheikholeslami, la sfiducia dell’Assemblea. Per difendere il proprio ministro e alleato Ahmadineajad aveva tentato la carta delle accuse di corruzione alla famiglia di Larijani. Il presidente si era presentato ai parlamentari con una registrazione che avrebbe dovuto dimostrare un incontro tra Mortazavi e il fratello di Larijani in cui quest’ultimo avrebbe chiesto tangenti in cambio del sostegno del presidente del Parlamento ad Ahmadinejad. Una mossa rivelatasi un boomerang per il capo di Stato costretto a leggere una sintesi del colloquio per la pessima qualità del registrato.

Il presidente, in partenza per l’Egitto dove parteciperà al vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione islamica, ha reagito all’arresto accusando la magistratura di essere un’istituzione familiare, un riferimento a un altro dei fratelli Larijani, l’ayattolah Sadeq, alla guida del sistema giudiziario.

Come ricorda al Jazeera all’epoca in cui era pubblico ministero Mortazavi si era guadagnato il soprannome di macellaio della stampa per il ruolo avuto nella chiusura di molti giornali vicini ai riformisti e gli arresti di decine di reporter. Da pubblico ministero a Teheran fu coinvolto nelle torture e nella morte in carcere a Kahrizak di tre manifestanti che avevano preso parte alle proteste dell’onda verde antigovernativa. Accuse che gli costarono la sospensione dall’incarico sebbene non furono prese altre misure nei suoi confronti. Almeno non prima di lunedì quando è stato portato nel carcere di Evin.


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