Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Riccardo Ruggeri, saggista, editore ed ex top manager del gruppo Fiat, apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
Tutti riconoscono a noi torinesi una grande capacità di sintesi, figuriamoci il nostro sindaco. Dopo l’ironica “Abbiamo una banca”, ieri con orgoglio ha detto: “Marchionne ha fatto chiarezza”, stamane tutte le locandine gialle di La Stampa riportavano la sua sintesi liberatoria a caratteri cubitali.
Come dicono i romani “quando ce vó ce vó”: i torinesi, per anni, sulla Fiat Auto sono stati sbeffeggiati da una parte del Paese, dalla Cgil, dalla Fiom, da Report, dai talk show, dagli pseudo tecnici, ora che Sergio Marchionne ha deciso di fare chiarezza, si godono una legittima soddisfazione.
Chi ha avuto il privilegio di essere al teatro Carignano per la due giorni della “Repubblica delle Idee” si è beato dell’intervista di Ezio Mauro a Sergio Marchionne, 90 minuti di alte schermaglie intellettuali, con Mauro che cercava di scavare nel processo strategico di Marchionne, con un occhio di riguardo verso i lavoratori (grazie, direttore!), e lui teneva botta: risultato finale 1-1. Marchionne è stato chiaro:
a) Mirafiori-Grugliasco sarà il nuovo “polo del lusso”;
b) nessuno stabilimento verrà chiuso, tutti gli operai in cassa integrazione verranno riassorbiti;
c) in una Europa dove la classe media è sempre più povera, non c’è spazio per vetture “povere” qui prodotte, il mercato andrà sempre più verso il lusso, anche nelle “piccole”: 500 e Panda, nelle versioni X diventeranno tali, nuove Alfa Romeo copriranno il segmento medio-alto. Da una costola di Fiat Auto, sta nascendo, quatta quatta, un’azienda del lusso, com’era successo 25 anni fa a VW con Audi.
Impegni fermi, inattesi, sconvolgenti direi per noi “bogianen”, rimasti fanti sabaudi bloccati nelle postazioni dell’Assietta. Marchionne mi ha commosso quando ha confessato che ogni mattina deve fare uno sforzo sovrumano per parlare dei tedeschi della VW-Audi: lo stesso faccio io quando mi tocca scrivere di Martin Schulz. In un italiano dal ricco vocabolario, Marchionne ha offerto una serie di ragionamenti e di atteggiamenti managerialmente perfetti, riprendeva fiato dissetandosi con una bottiglietta dal liquido giallognolo (Repubblica ha scoperto che è un the americano non commercializzato in Italia, mentre Landini e Airaudo si scambiavano ironici cinguettii in diretta).
Attendiamoci ora le critiche degli anti-Marchionne, con la loro rappresentazione dell’intervista come una specie di “Second Life” del Lingotto, le stucchevoli richieste di nuovi modelli, le loro analisi sull’incapacità di fare vetture di lusso (non di superlusso come Ferrari-Maserati) ma tipo A6 o X5 o serie C, di come verrà utilizzata la mano d’opera, stante i modesti volumi del segmento, del non avere idonee reti commerciali in Europa, e altre banalità. Costoro sono stati spiazzati dalla sua feroce autocritica su Fabbrica Italia: “Allora ho fatto un’imbecillaggine”.
Noi lo capimmo subito, ne scrivemmo, comunque riconosciamolo le capacità comunicazionali di Marchionne rimangono eccelse. Chapeau!