La buona notizia è che il fabbisogno netto di prestiti dei paesi Ocse è stabile in questi 2017, quotando circa 1,7 trilioni, che sono millesettecento miliardi, al livello del 2016. Altrettanto buona è che la montagna di debito sovrano che si accumulata finora è stabile anch’essa, pure se in leggero aumento, ed è vista raggiungere i 42,2 trilioni nel 2017 a fronte dei 41,3 del 2016.
La cattiva notizia è che queste cifre nascondono un livello di debito storicamente molto elevato, come ha scritto Ocse nel suo ultimo outlook sul debito sovrano, cresciuto dal 49,8 al 74,6% fra il 2007 e il 2015 del pil dell’area Ocse, dovendo i governi necessariamente farsi carico del salvataggio del sistema finanziario. Dopo il 2015 il debito globale ha iniziato a declinare, ma siamo ancora al 73% previsto nel 2017. Questo declino, di sicuro incoraggiato dalla politica monetaria che ha schiacciato i rendimenti, ha liberato spazio fiscale che, sottolinea Ocse, dovrebbe essere utilizzato dai paesi che ne dispongono per politiche di investimenti pubblici.
Senonché non è tutto oro quello che la politica monetaria sembra far luccicare. Il calo dei tassi ha generato una montagna di bond pubblici – parliamo di circa 10 trilioni di dollari – che viene remunerata a rendimenti negativi, con tutto ciò che comporta sul versante della stabilità finanziaria, visto che questi bond in gran parte vengono acquistati da grandi investitori che poi devono far tornare i conti fra il dare e l’avere dei propri investimenti, perché devono in qualche modo ripagare i propri sottoscrittori, si pensi ad esempio ai fondi pensione.
Tutto al contrario, i governi hanno goduto di queste facilitazioni, alleggerendo notevolmente la propria spesa per gli interessi sul debito. Addirittura in molti casi le emissioni hanno generato pagamenti ai governi che hanno venduto debito a rendimento negativo. L’esame di Ocse, infatti, rivela che in 14 paesi le aste a rendimento negativo hanno riguardato un volume di 1,2 trilioni di dollari fra il 2014 e il 2016, il 65% dei quali sono di provenienza giapponese, il 18 dalla Germania e il 9% dalla Francia. Ancora nel 2014 le emissioni a rendimento negativo pesavano appena 23 miliardi.
In sostanza questo è uno dei piccoli miracoli compiuti dal QE: i governi guadagnano indebitandosi. Alcuni governi hanno un totale di emissioni di bond a tassi negativi che supera il 70%. I tassi bassi, inoltre, hanno provocato un aumento esponenziale delle emissioni di bond a durata superiore ai 50 anni. Sono stati emessi anche bond secolari. Capirete che lutto per le casse pubbliche, quando i tassi torneranno a crescere.
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