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Mps, ecco i prossimi intoppi per Marco Morelli

L’accordo di principio raggiunto giovedì 1° giugno ha segnato un punto decisivo a favore di Mps nella partita a scacchi con l’Unione Europea. Il salvataggio sembra insomma smarcato, anche se il traguardo non è stato ancora tagliato, come dimostra l’assenza di dettagli tecnici nel comunicato diffuso da Bruxelles. Per Siena sono infatti almeno un paio gli aspetti da chiarire prima di arrivare al via libera definitivo: la soglia minima dello Srep, che la Bce dovrebbe comunicare nei prossimi giorni anche alla luce della recente ispezione sui crediti, e soprattutto il prezzo di cessione dei 29 miliardi di euro di non performing loans. Questo secondo aspetto sarà sicuramente il più delicato e per il momento mancano gli elementi per prevederne l’esito. Credito Fondiario (Fonspa) e Italfondiario hanno infatti appena avviato la due diligence sull’immenso portafoglio destinato alla cessione e, secondo fonti consultate da MF-Milano Finanza, l’esame potrebbe prolungarsi sino a fine giugno. Anche perché, oltre all’aggiornamento sui valori per gli stock analizzati nell’autunno scorso, i due servicer dovranno passare al setaccio i circa 2 miliardi di euro di nuove sofferenze accumulate nel frattempo. Il prezzo sarà figlio di quel lavoro e consentirà di definire con esattezza l’importo del fabbisogno di capitale. Inizialmente si era ipotizzato un valore di cessione vicino al 25% del nominale ma oggi quell’obiettivo appare irrealistico e quasi certamente bisognerà scendere al 20%. Questo perché la cartolarizzazione dovrà avvenire a prezzi di mercato, con Atlante 2, Fortress e Elliott (azionista di Fonspa) che agiranno come compratori delle notes mezzanine e junior con un esborso complessivo di oltre 1,5 miliardi.

Se insomma il prezzo sugli npl sarà un elemento decisivo per fissare l’importo dell’aumento, l’altra leva nelle mani di Roma e Bruxelles è quella del taglio dei costi. Su questo fronte le richieste della Dg Competition della Commissione Ue sono sempre state descritte dai vertici di Mps come “elevatissime”, soprattutto perché nell’ottica della Ue fare più tagli significa versare meno capitale pubblico nel salvataggio. Non è un mistero che fin dall’inizio della trattativa Bruxelles ha cercato di ridurre il fabbisogno patrimoniale rispetto agli 8,8 miliardi richiesti da Bce. Le posizioni restano lontane, ma la distanza è probabilmente destinata a restringersi verso un accordo. Si cercherà insomma un punto di equilibrio tra il 39-40% di cost-income chiesto dal team di Margrethe Vestager (che determinerebbe circa 10 mila esuberi di personale) e il 50% proposto inizialmente dai vertici di Mps .

La partita sui costi comunque è molto di più di una questione finanziaria. Non solo per i contraccolpi che potrebbe innescare in una regione-chiave per il governo come la Toscana, ma anche perché contare su una forza lavoro motivata e organizzata è nell’interesse dell’amministratore delegato Marco Morelli. Il banchiere romano è arrivato a Siena nove mesi fa per gestire il salvataggio ma c’è chi ritiene che l’impegno speso nella trattativa potrebbe garantirgli una riconferma dopo l’ingresso del Tesoro.

Non solo perché ormai conosce la macchina operativa e il management della banca, ma anche perché il piano industriale così duramente contrattato con Bruxelles e Francoforte porta la sua firma. Semmai dopo il salvataggio potrebbe arrivare un presidente di garanzia al posto di Alessandro Falciai. Per l’incarico c’è chi vedrebbe bene l’ex amministratore delegato di Unicredit Federico Ghizzoni.

Tutto questo però avrà luogo solo dopo la messa in sicurezza del Monte e ci vorrà ancora almeno un mese. Raggiunto l’accordo definitivo con la Commissione Ue, il governo dovrà infatti emanare due decreti per sottoscrivere l’aumento di capitale e regolamentare il burden sharing. La legge Salva Risparmio prevede che, dei nove bond subordinati sul mercato, i Tier 1 siano convertiti in azioni al 75% del nominale, mentre i Tier 2 (posseduti principalmente dal retail) al 100%. I risparmiatori retail che abbiano subito una vendita fraudolenta (i casi cosiddetti di misselling) avranno poi possibilità di scambiare le azioni frutto della conversione con obbligazioni senior, consentendo così al Tesoro di incrementare la propria quota. La proposta era stata avanzata dalla banca senese “per porre fine o prevenire liti”, ma non è chiaro se abbia ricevuto disco verde dalle autorità europee.

Se gli obbligazionisti potranno scommettere sul rilancio borsistico della banca, l’onere maggiore ricadrà sugli azionisti. Anche se il valore dei titoli non subirà svalutazioni forzose (come accaduto invece nel caso delle quattro banche finite in risoluzione), l’effetto diluitivo dell’aumento di capitale sarà intorno al 98%.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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