La Cina risponde con fermi, arresti di massa e condanne alla protesta tibetana e alle autoimmolazioni per denunciare le violazioni dei diritti umani e l’occupazione cinese del Tibet. L’ultima azione di Pechino per reprimere la protesta è stata la condanna a 13 anni di carcere per un ventisettenne accusato di aver istigato un monaco a suicidarsi dandosi fuoco. A emettere la sentenza è stato il tribunale di Huangnana, in una prefettura a maggioranza tibetana nella provincia del Qinghai, nel nordovest della Repubblica popolare.
La scorsa settimana i tribunali della Repubblica popolare avevano già condannato altri otto tibetani per aver aiutato chi si è autoimmolato. Un uomo è stato condannato a morte con due anni di sospensione, e gli altri sono stati condannati a pene che vanno dai 3 ai 12 anni di reclusione, secondo quanto riportato dl’agenzia ufficile Xinhua.
Da novembre nel Qinqhai il pugno duro di Pechino per stroncare una forma di dissenso che mette in difficoltà la dirigenza cinese si è fatto sentire con il fermo di almeno 70 persone, dodici delle quali arrestate.
Dal 2009 sono ormai 99 i tibetani, monaci e laici che hanno scelto di immolarsi in nome della libertà religiosa e per chiedere il ritorno del Dalai Lama dall’esilio cui è costretto dalla fuga in India del 1959. Un’escalation delle proteste, con immolazioni quotidiane si è avuta a novembre proprio nei giorni del Congresso che segnò l’ascesa di Xi Jinping a segretario generale del Pcc, mentre la dirigenza cinese cercava di trincerarsi provando a descrivere il capoluogo tibetano Lhasa come la città più felice del Paese.
Il leader religioso e la sua “cricca”, per usare le parole del governo cinese, sono indicati come gli istigatori della protesta. Secondo la polizia cinese, le foto delle azioni spingerebbero i soggetti più nazionalisti all’emulazione. La Cina punta il dito anche contro i media statunitensi in particolare contro Voice of America, emittente finanziata direttamente dal governo di Washington.
Sia in un documentario della televisione di Stato Cctv sia nei reportage del quotidiano China Daily, l’emittente Usa è citata come una delle fonti d’informazione preferite dai tibetani che ascoltando i servizi sulle immolazioni decidono di seguire l’esempio dei propri “eroi”. Accuse che il direttore di VoA respinge, spiegando che sia la redazione in inglese sia quella in tibetano si limitano soltanto a fare informazione.