Due ballottaggi in entrambi i capoluoghi di provincia al voto, cosa che solo fino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile. Genova – insegna la storia politica degli ultimi dieci anni – è sempre stata contendibile soltanto all’interno della sinistra, tanto che cinque anni fa il “marchese rosso” Marco Doria la conquistò spodestando alle primarie due pasionarie del Pd come Marta Vincenzi e Roberta Pinotti. La Spezia – terra del Guardasigilli Andrea Orlando e della capogruppo dem in Regione Raffaella Paita – arriva invece da due mandati a trazione renziana, con l’ormai ex sindaco Massimo Federici. Eppure in entrambi i casi il Pd e il centrosinistra sono arrivati secondi, dietro a un sorprendente centrodestra che pare aver trovato nello schema di coalizione allargata voluto da Giovanni Toti la soluzione ideale. Sia chiaro, il ballottaggio potrebbe ribaltare il primo turno e assegnare tutte e due le città al centrosinistra assicurando quindi la consueta continuità di colore politico degli ultimi decenni. Però le performance del primo turno restano intatte.
IL CASO 5 STELLE A GENOVA
Al di là della difesa d’ordinanza di Belle Grillo nel consueto post sul blog a Genova per i 5 Stelle poteva andare decisamente peggio. Il 18,07% guadagnato dal tenore Luca Pirondini è di oltre 4 punti superiore al risultato dell’ex candidato Paolo Putti alle comunali del 2012, con un aumento di voti (quasi 5.000) anche in termini assoluti. E’ bene ricordare che Pirondini è stato indicato d’imperio da Grillo dopo che le comunarie avevano premiato per un soffio la prof di geografia Marika Cassimatis, la quale nonostante la sovraesposizione mediatica con la sua lista civica non è andata oltre l’1%. Mentre l’ex capogruppo in comune Putti, che pure ha imbarcato tutti i pezzi della sinistra antirenziana, si è dovuto accontentare del 4,87%. Erano dunque ben tre i candidati di area grillina a Genova, con le annesse polemiche che hanno invaso per giorni i media nazionali e l’immagine di Pirondini da candidato calato dall’alto che non gli ha certo giovato. In questo contesto, il 18% con terzo posto non è da buttare via.
LA VITTORIA (PER ORA) DI TOTI
Inutile dire che allo stato attuale il vero vincitore, sia a Genova che a La Spezia, sia il governatore Giovanni Toti. Che infatti gongola. Il suo “modello Liguria”, come da tempo è stato ribattezzato, continua a fare scuola. Dopo la vittoria in Regione (complici le divisioni a sinistra con lo strappo di Sergio Cofferati), dopo la vittoria l’anno scorso a Savona con la fedelissima Ilaria Caprioglio, eccolo ora mettere il cappello sulle buone prestazioni del centrodestra, davanti al primo turno soprattutto sotto la Lanterna. Il suo candidato genovese Marco Bucci, un manager di lungo corso che lui stesso aveva chiamato come ad di Liguria Digitale in Regione, si è avvicinato al 40% (38,80%) sostenuto soprattutto dalla Lega (12,95%), staccando di 5 punti il rivale di centrosinistra Gianni Crivello. Adesso Bucci strizza l’occhio ai 5 Stelle, sa che per vincere al ballottaggio deve pescare anche in quell’elettorato, puntando sul cambiamento. Tuttavia ,Toti ha compiuto solo un pezzo del suo capolavoro; per completarlo e strappare la roccaforte di Genova alla sinistra, occorrerà evitare il travaso di voti di quell’area su Crivello.
CRIVELLO E L’ORGOGLIO A SINISTRA
A proposito di Gianni Crivello, con il suo 33,4% dei voti (Pd verso il 20 e la sua civica verso il 10) è riuscito a ridare orgoglio e speranza a una sinistra che a Genova sembrava smarrita. Eppure lui stesso ha fatto parte della giunta Doria (è l’assessore uscente ai Lavori pubblici), ma è stato bravo a lanciare segnali di discontinuità parlando al popolo della sinistra. Non fa parte del Pd, non è certamente un renziano (è un ex bersaniano già in Sel), pedigree questo che gli ha consentito di trovare consensi tra i dem genovesi notoriamente poco avvezzi a seguire le sirene del segretario nazionale. Il merito principale di Crivello, uomo del fare così percepito dagli elettori, è stato quello di disinnescare la lista di Putti dove erano confluite la maggioranza delle sigle della sinistra antirenziana, riuscendo a catalizzare parte di quei consensi su di sé. Ora la sfida che lo attende nelle prossime settimane è quella di indurre quegli elettori di sinistra a tornare al voto per sostenerlo. Non a caso, ha subito impostato la campagna elettorale del ballottaggio chiedendo a tutti uno sforzo per non consegnare Genova alla Lega.
CENTRODESTRA DAVANTI ANCHE A LA SPEZIA
L’altro risultato sorprendente per il centrodestra è quello di La Spezia, dove il candidato unitario Pierluigi Peracchini (ex sindacalista Cisl) si è piazzato primo con il 32,1% e andrà al ballottaggio contro il socialista Paolo Manfredini (sostenuto dal Pd) arrivato al 25,07%. Decisiva, va detto, la spaccatura a sinistra, con l’ex sottosegretario Lorenzo Forcieri che a pochi giorni dalla chiusura delle liste ha annunciato una sua corsa solitaria e con due liste improvvisate in pochi giorni è arrivato a sfiorare il 10% (9,19%) togliendo consensi vitali al centrosinistra. Anche in terra di Levante, a orchestrare l’operazione Peracchini è stato il governatore Toti che ha unito la Lega Nord con Alternativa Popolare di Angelino Alfano presente con la lista La Spezia Popolare (5,63%). Fuori dal ballottaggio i 5 Stelle che, dopo aver cambiato candidato in corsa, con Donatella Del Turco si sono attestati all’8,80%. Voti che potrebbero risultare decisivi al ballottaggio.