“Con la mia presenza a Barbiana, con la preghiera sulla tomba di don Lorenzo Milani penso di dare risposta a quanto auspicava sua madre: ‘Mi preme soprattutto che si conosca il prete, che si sappia la verità, che si renda onore alla Chiesa anche per quello che lui è stato nella Chiesa e che la Chiesa renda onore a lui”. Sono queste alcune delle parole pronunciate da Papa Francesco nella giornata di oggi durante la visita a Barbiana, cittadina in cui don Lorenzo Milani ha vissuto e insegnato ai bambini poveri. Prima di Barbania, il Pontefice ha visitato Bozzolo, il paese di don Primo Mazzolari, di cui a settembre partirà il processo di beatificazione.
LE PAROLE DEL PAPA SU DON MILANI
Papa Francesco è stato accolto a Barbiana dall’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, e dal sindaco di Vicchio, Roberto Izzo, dopo essere atterrato nello spiazzo antistante la chiesa di Barbiana, la piccola parrocchia nelle colline sopra a Vicchio, nel Mugello, dove visse don Lorenzo Milani. Dopo essersi recato, privatamente, presso la tomba di don Milani, è tornato sul piazzale per pronunciare un discorso davanti ai fedeli. “Non posso tacere che il gesto che ho oggi compiuto vuole essere una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo Vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale”. “In una lettera al Vescovo – ha ricordato Francesco – scrisse: ‘Se lei non mi onora oggi con un qualsiasi atto solenne, tutto il mio apostolato apparirà come un fatto privato…’”. In quella missiva a Florit del 5 marzo 1964 don Milani – il Papa non lo ha citato – scriveva, tra l’altro: “Più santamente io tacevo e più scandalosa appariva la lontananza del vescovo dai poveri, dalla verità, dalla giustizia”. “Dal Card. Silvano Piovanelli, di cara memoria, in poi – ha proseguito il Papa – gli Arcivescovi di Firenze hanno in diverse occasioni dato questo riconoscimento a don Lorenzo. Oggi lo fa il Vescovo di Roma. Ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani, non si tratta di cancellare la storia o di negarla, bensì di comprenderne circostanze e umanità in gioco, ma dice che la Chiesa riconosce in quella vita un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa”.
NESSUN SANTUARIO PER DON MILANI
Al termine della visita di Papa Francesco, l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, ha precisato che per don Lorenzo Milani non ci sarà alcun “processo canonico. Assolutamente no, almeno fino a quando ci sarò io. Dopo non tocca a me dirlo… ma io non credo alla santità di don Lorenzo: qui non ci farò un santuario”. “La giornata di oggi porta ulteriore luce sulla figura di don Lorenzo”, ha spiegato in riferimento ai pellegrinaggi da oltre 10mila persone all’anno nella piccola chiesa del Mugello. Nonostante ciò non ci saranno “riabilitazioni postume” perché don Lorenzo “non appartiene alla contestazione ecclesiastica”. Tutto era partito con il percorso di recupero iniziato dal cardinale Silvano Piovanelli, “ma oggi abbiamo un compito nuovo, ossia capire le ragioni per le quali don Milani era stato ostacolato”, riportano fonti di agenzia.
IL PELLEGRINAGGIO A BOZZOLO
“Oggi sono pellegrino qui a Bozzolo, e poi a Barbiana, sulle orme di due parroci che hanno lasciato una traccia luminosa, per quanto ‘scomoda’ nel loro servizio al Signore e al popolo di Dio”. Con queste parole il pontefice ha aperto la sua visita a Bozzolo, il paese del Mantovano di don Primo Mazzolari. “Ho detto più volte – ha aggiunto – che i parroci sono la forza della Chiesa in Italia, e lo ripeto. Quando sono i volti di un clero non clericale, come quest’uomo, essi danno vita ad un vero e proprio ‘magistero dei parroci’ che fa tanto bene a tutti”. E partirà proprio il 18 settembre il processo di beatificazione di don Mazzolari. Lo ha annunciato il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, proprio durante la visita di Papa Francesco. “Quel giorno, a 25 anni esatti dalla visita di Giovanni Paolo II a Cremona (non abbiamo fatto apposta, lo ha scelto Lei) – ha detto al Papa – è un nuovo inizio per noi, non tanto per la sua risonanza pubblica, ma perché ci coinvolge direttamente nell’intimità impegnativa di quel dialogo ecclesiale in cui ora la voce del Pastore scalderà i cuori di preti e credenti, di vicini e lontani”.